Stakanovismo, senso di responsabilità, senso del dovere, poca scelta. Potremmo riassumere così l’epoca di chi si è affacciato giovane al mondo delle professioni (avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro, architetti e molti altri).
C’ERA UNA VOLTA
Fino all’inizio del nuovo millennio intraprendere una professione voleva dire abbracciare una missione fatta di sacrifici, di pazienza, di studio continuo e, almeno per i primi anni, di poca agiatezza economica. È la storia di tutti quella di aver cominciato da zero, o quasi (salvo i figli d’arte, che si sono trovati un avviamento e che non sempre è stato positivo nel percorso professionale) e aver pazientemente tessuto giorno dopo giorno il percorso di crescita all’ombra di un mentore più o meno geloso del proprio sapere che ha impostato alla “vecchia maniera” la relazione: alto-basso, io sono il titolare, tu ringrazia dell’esperienza che ti offro di fare. Nessuno si azzardava a parlare di orari eccessivi, di retribuzioni (laddove c’erano) scarse, di compiti a volte ingrati. Tutto rientrava in un consolidato percorso stile Via Crucis, che necessariamente bisognava affrontare con senso di responsabilità, resilienza e stakanovismo. Il resto è storia, la nostra storia, che oggi raccontiamo (sempre meno) ai giovani che vogliono bruciare le tappe e avanzano pretese prima di aver cominciato.
E C’È OGGI
Scenario completamente diverso quello che stiamo vivendo in diretta in questa nuova epoca del lavoro e delle professioni, che lascia molti disorientati. Poco del passato può essere replicato in questo nuovo scenario ed è difficile persino avanzare previsioni di sviluppo, tanto è nuovo ciò che ci troviamo a vivere. Parliamo di professioni, ma il discorso non è molto diverso per il resto del mercato del lavoro. Il fenomeno delle Big Quit o Great Resignation parla chiaro: i giovani (e a volte anche i meno giovani) non sono più disposti a sacrificare il proprio tempo per lavori poco gratificanti, mal pagati, o in ambienti ostili e senza prospettive concrete di crescita. Piuttosto nulla, preferiscono continuare a cercare o fare altro. Chi si occupa di selezione nelle aziende lo sta toccando con mano, così come gli imprenditori e le notizie che leggiamo quotidianamente sui giornali ne sono la riprova: si ha difficoltà a trovare impiegati, operai e molte categorie di lavoratori. Nel mondo delle professioni questa difficoltà si sposta sui giovani professionisti e ancora di più sui praticanti: sempre meno giovani vogliono intraprendere la carriera dell’avvocato, del commercialista e del consulente del lavoro, per esempio.
CERCHIAMO DI CAPIRE.
Cosa c’è alla base di questo cambiamento? Cosa spinge oggi le persone a evitare certe tipologie di carriera o di lavoro? Cosa cerca oggi un giovane dal proprio impiego?
Ci vorrebbe un intero manuale di sociologia del lavoro per dare tutte le risposte e molte sono un work in progress. Cerchiamo dunque, anche per dare una mano a fare chiarezza a chi si trova spesso a condurre colloqui di lavoro, di capire quali sono le ragioni e le richieste principali di Millenials e Generazione Z in particolare, anche per capire cosa offrire per essere più “appetibili” e come gestire in futuro la relazione lavorativa in modo efficace, evitando il turnover selvaggio.
Rispetto a soli 10-15 anni addietro, nuovi fattori hanno modificato radicalmente il modo di pensare delle persone, la relazione con il lavoro e le dinamiche del mercato e del business.
Questi fattori hanno poi trovato nella pandemia un elemento catalizzatore che li ha portati velocemente a maturazione, producendone gli effetti che vediamo. È come se gli ingredienti ci fossero già da tempo, ma la pandemia ha rappresentato il frullatore dentro cui sono stati miscelati per produrre i risultati che tocchiamo con mano oggi.
I FATTORI DEL CAMBIAMENTO EPOCALE
Proviamo a riassumerli di seguito, per dare una visione di insieme e provate poi a prendere tutti questi fattori, metterli in un frullatore e schiacciare l’interruttore per mischiarli prepotentemente insieme:
- Smartphone e smart workers
- Sviluppo di Internet e ottimizzazione dei sistemi di trasmissione dati mobile fino al 5G
- Affermazione dei social network, influencer
- Digitalizzazione, cloud e nuove tecnologie
- Crisi economica, delle materie prime, energetica, ambientale
- Globalizzazione, aumento della popolazione mondiale, maggior concorrenza
- Pandemia
- Guerre e nuovi assetti geopolitici mondiali
Che ne dite, di ingredienti ce ne sono abbastanza per giustificare il cambiamento epocale a cui stiamo assistendo?
COME È CAMBIATA LA RICERCA DEL PERSONALE
Alla luce di quanto sopra, va da sé che mutando il contesto economico, organizzativo e culturale in cui i giovani entrano nel mondo del lavoro, cambiano anche le richieste, le aspettative, le preoccupazioni. Oggi è chiaro che nel do ut des alla base del rapporto di lavoro non basta più mettere da parte del datore i soldi della retribuzione, ma ci si aspetta altro nel “pacchetto” di offerta di lavoro. Oggi si vaglia l’ambiente di lavoro, il suo clima, le prospettive di crescita, i valori e lo stile del datore di lavoro. I soldi sono importanti, anche perché dimostrano quanto gli altri sono disposti a pagare i nostri servizi, ma non esauriscono le richieste di chi cerca lavoro.
Vediamo, allora, come possiamo attrarre i talenti (talent attraction) e trattenerli (retention) per formare team longevi, affiatati, con un buon clima:
- Offrite retribuzioni che propongano una progressione di carriera
- Offrite piani di crescita triennali
- Inserite, se possibile, elementi di flessibilità nel lavoro, come momenti di smart working
- Proponente attività formative nel percorso di crescita
- Organizzate e proponete ambienti di lavoro dove la persona possa manifestare la propria identità e realizzarsi professionalmente e umanamente
- Organizzate momenti di team building per tutti i collaboratori, come momenti di condivisione, motivazionali e di gratificazione
- Curate la comunicazione interna per garantire un clima positivo
- Basate sulla meritocrazia ogni valutazione
- Introducete policy che tutelino la diversità di genere e i giovani
- Proponete attività a sostegno della collettività (social responsability) e dei più deboli
- Definite la mission della vostra organizzazione e lo stile che inten seguire
- Curate il vostro brand rendendolo coerente con i vostri valori e stile
Saprete di aver fatto tutto e bene il giorno in cui i cv cominceranno ad arrivare al vostro studio o azienda, invece di doverli ricercare voi.
Il futuro sta nell’attrarre i giovani e non nella loro ricerca. Più sarete professionalmente sexy, più sarete attrattivi, meno lo sarete e meno vorranno venire a lavorare da voi.
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