Gli Studi professionali si sono affacciati da poco sul mondo web, spinti (è proprio il caso di dirlo) più da necessità o curiosità, che da una vera idea (e progetto) di business. Molti avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro guardano ancora con scetticismo questo strumento, considerato poco in linea con la professione e con il futuro dell’attività. Spesso l’idea che spinge la decisione di dotare lo studio di un sito Internet è che “non si può non avere, “non si sa mai”, “oramai ce l’hanno tutti”. La conseguenza il più delle volte è la realizzazione di siti mal fatti, replica di template tutti uguali, poco curati nei testi e nella parte iconografica, poco aggiornati.
Avere un sito di studio ben fatto è decisamente un importante e utile investimento sotto diversi punti di vista. Il trend in atto, come abbiamo avuto più volte modo di sottolineare nei nostri articoli di questo blog, è di un mercato molto più “liquido” del passato, dove clienti e professionisti si incontrano non solo per il classico passaparola (ancora vivo e funzionante), ma anche grazie ai contenuti e alle informazioni reperibili sul web. Le abitudini di tutti noi sono profondamente cambiate negli ultimi anni grazie all’evoluzione del web, ai device mobili come smart phone e tablet che permettono a ciascuno di avere praticamente tutto il mondo a portata di mano. Oggi chiunque naviga per trovare informazioni, contenuti, contatti. I social poi hanno cambiato le modalità di interazione tra le persone e permettono a ciascuno di entrare in contatto con sconosciuti, che poco tempo dopo diventano conoscenti nello nostre cerchie, quantomeno per l’abitudine di leggere i loro commenti, articoli e di vederne la firma e la foto in calce ad essi.
Di tutto questo anche il mondo dei professionisti deve tener conto per capire come sarà (e in buona parte già è) la professione e le interazioni ad essa legate.
Se oggi il nuovo cliente arriva ancora spesso col vecchio passaparola, che funziona sempre, non dimentichiamo che prima o dopo un “passaggio” sul nostro profilo LinkedIn verrà fatto dal nostro nuovo cliente per sapere chi siamo e di cosa ci occupiamo; allo stesso modo un passaggio sul sito di studio è oggi quasi d’obbligo. È il nostro biglietto da visita, il modo sempre meno virtuale e sempre più reale di comunicare chi siamo e cosa facciamo e, soprattutto, rispondere alla domanda “perchè da noi”.
Se dunque avere un sito ben fatto e frutto di una precisa strategia comunicativa è importante, altrettanto lo è la visibilità di tale sito. Essere presenti sul web, infatti, non vuol dire essere visibili. Detto in altro modo, essere visibili vuol dire facilità di essere trovati da chi ha bisogno di noi. Ma come il cliente cerca un professionista sul web?
A parte le ricerche fatte per nome, dove siamo d’accordo che usciremo noi nei risultati di ricerca di Google, le altre ricerche vengono effettuate con due criteri di massima:
A) ricerche per professionalità e area geografica
B) ricerche per contenuto/problema
Vediamo la prima. Ipotizziamo che una persona abbia bisogno di un avvocato per la separazione personale dal coniuge. Cosa cercherà? Digiterà nella famosa maschera di ricerca di Google il tipo di professionista di cui ha bisogno, per esempio “avvocato separazione”, oppure “studio legale separazione”. Il più delle volte a ciò abbinerà, per restringere la ricerca, anche la località, quindi avremo “avvocato separazione Milano”.
Se la ricerca viene fatta con il secondo criterio, invece, digiterà il problema da risolvere o il contenuto di cui vuole avere prima di tutto maggiore conoscenza: “separazione dei coniugi”, “come separarsi”, “procedura di separazione” ecc.
In entrambi i casi il risultato sarà una lista di link (risultati di ricerca) che compariranno nella pagina di Google. Qui troveremo dei link con sotto una breve descrizione (anteprima) del contenuto che troveremo una volta aperta la pagina web. Da qui il nostro potenziale cliente prenderà in una frazione di secondo la decisione di cliccare e approfondire, oppure andare oltre. Prima considerazione, quindi, è l’importanza dell’url del sito e della descrizione in anteprima (come dire, questa è la vetrina di un negozio che ci invoglierà o meno ad entrare. Entrereste in un negozio dove i prodotti in vetrina sono messi alla rinfusa, duplicati o dove mancano del tutto?
Poi l’ordine con cui i risultati compaiono. Per diverse ragioni legate a molteplici fattori, che tratteremo in prossimi post di questo blog, il posizionamento varia nel tempo e può migliorare o peggiorare: aggiornamento dei contenuti, originalità (no duplicazione), back link (rinvio al nostro sito da altri siti), numero di visitatori sul sito, attività SEO (fondamentale), bontà dell’URL ecc.
Se ci pensate bene, quasi nessuno di noi scorre i risultati di ricerca oltre la prima o al massimo la seconda pagina. Cosa vuol dire ciò? Che se non siamo posizionati bene sul web non usciremo tra i primi risultati di ricerca e se non usciremo non saremo visibili e se non saremo visibili nessuno verrà a sapere della nostra esistenza e attività e non potrà valutare se scegliere i nostri servizi oppure no.
Conclusione di tutto ciò: essere presenti è fondamentale, ma essere indicizzati dai motori di ricerca non basta, bisogna anche essere visibili, cioè trovabili, quindi ben posizionati. Ciò avviene solo se c’è una cura e una strategia per il posizionamento del sito sul web, non può essere lasciato al caso.
Chiunque volesse approfondire o avesse necessità di avere chiarimenti o indicazioni può scrivermi (coach@mariocatarozzo.it) oppure vedere sul sito (www.mariocatarozzo.it) il Corso sulla comunicazione dello studio professionale sul web e l’attività di consulenza svolta per lo sviluppo di siti Internet per lo studio professionale e per il loro posizionamento nel web (SEO).
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