Non hanno fatto in tempo a capire come scrivere per il web ed ecco che i legali italiani sono chiamati ad una nuova sfida: capire come utilizzare la multimedialità per conquistare i propri clienti e il mercato. Già, perché i recenti trend nel mondo della Rete ci dicono che sempre di più gli utenti del web, tanto più quelli in mobilità, amano fruire i contenuti attraverso i video. Non a caso Youtube è il secondo social media al mondo quanto a traffico e negli ultimi anni sono spuntati come funghi canali video per tutti i gusti. Non parliamo poi dei giovani, con Tik Tok e dei meno giovani con Instagram, oppure con i Reel di Facebook.
La ragione è facile da comprendere: il video è immediato, non richiede sforzi per essere compreso, colpisce a livello emotivo perché coinvolge tutti i canali della comunicazione, dal verbale, al paraverbale al linguaggio del corpo.
Se poi a tutto ciò aggiungiamo che nel settore del business il tempo è denaro, il video permette di essere fruito nelle più disparate situazioni, con tanto di gaudio per i multitasker che cercano di recuperare ogni ritaglio di tempo. Vi sarà già capitato di vedere in metropolitana passeggeri catturati dallo schermo di uno smartphone, oppure assorti davanti ad un tablet con tanto di cuffiette a completare l’isolamento dal mondo esterno.
Il video permette di fruire dei contenuti in ogni dove e di farlo senza troppo impegno. Gli utenti del web viaggiano veloci e hanno sempre meno voglia di leggere e sempre più voglia di vedere e ascoltare.
Ebbene, tutto questo come si sposa con il mondo professionale? Semplice, se il trend va verso contenuti video, anche gli studi legali dovranno man mano adeguare la propria offerta informativa e formativa in questa direzione. Tra poco potremo dire addio alla buona vecchia newsletter, che richiede di essere scaricata, magari stampata e soprattutto letta! E chi ha più il tempo? Chi ha più la voglia tra le mille cose da leggere di aggiungere anche questa? Ecco che qui il multimediale arriva in soccorso degli studi. Invece di investire tempo a scrivere e impaginare la newsletter, strumento obsoleto, molto più efficace investire lo stesso tempo per organizzare in studio un canale multimediale dove caricare brevi video di approfondimento, di informazione, di formazione. Potremo in tal modo utilizzare canali social come YouTube, arricchire il sito di contenuti sempre aggiornati e fruibili, inviarli ai clienti tramite link allegata alla mail, piuttosto che con l’App di studio.
Provate a pensare quanto possa essere utile per l’ufficio HR dell’azienda vostra cliente poter vedere (e rivedere) a “puntate” la spiegazione di una novità normativa, invece di doverla “studiare” sui testi. Perché tutto ciò sia davvero utile, bisogna però rispettare alcuni canoni per produrre contenuti multimediali validi e di livello. Vediamo i principali accorgimenti da tenere:
- Prestate la massima attenzione alla qualità audio che andate a produrre. Ciò vuol dire, per intenderci, che difficilmente potete utilizzare la webcam del computer e relativo microfono incorporato, e tantomeno di smartphone e tablet. Molti diranno: “ovvio!”. Sarà pure ovvio, ma vi invito a fare un giro su YouTube per assistere ad imbarazzanti performance di legali che improvvisano video utilizzando strumenti di fortuna (o di sfortuna!). Soluzione: procuratevi i radiomicrofoni da bavero, ad archetto, piuttosto che un “gelato” (microfono da tenere in mano o appoggiare sul tavolo).
- Massima attenzione alla qualità video: niente webcam del computer o dispositivi mobili, ma videocamera, possibilmente di recente tecnologia.
- Curate lo scenario: curate lo sfondo della ripresa. Ho impresso ancora uno studio legale che ha postato un video con l’avvocato protagonista che enunciava le sue teorie con alle spalle un quadro storto e un sacchetto di plastica che spuntava di lato…
- Attenzione alla luce: le riprese con buone probabilità le farete in studio, quindi con la luce artificiale. Verificate l’effetto delle lampadine fluorescenti che spesso attribuiscono tonalità alla pelle stile Hulk, oppure ambienti in penombra che trasmettono una tristezza infinita. Mentre scrivo ho davanti agli occhi la scena di un video fatto da uno studio (di commercialisti questa volta) dove il volto del professionista speaker risultava a strisce causa luce che filtrava dalle persiane alla sua destra. Imbarazzante.
- Attenzione ai rumori dell’ambiente in cui fate le riprese. Ce n’è per tutti i gusti: cani che abbaiano in lontananza, sirene di autombulanze, cellulari che suonano. Prima di mettere on line un video verificatene anche questi aspetti e non fate finta di non aver sentito, perché l’utente finale lo noterà eccome e ne rimarrà (negativamente) impressionato.
- Paraverbale: se ciò che dite è importante, come lo dite non lo è di meno. Alcune regole vi possono aiutare a rendere quei pochi minuti di video di buona qualità, ecco cosa fare: a) scandite bene (masticate) le parole invece di mangiarle; b) parlate con frasi brevi dove sottolineate (accento tonico) la o le parole clou, invece di essere mono tono; c) fate tra una frase e l’altra una breve pausa per creare ordine e dare modo a chi vi ascolta di comprendere quanto dite, tanto più se di contenuto tecnico; d) prendete l’abitudine di inserire un discorso con una domanda a voce altra, così che la spiegazione seguente sembri la risposta a quanto dichiarato; e) siate sintetici; f) ricordatevi che la voce trasmette emozioni, sappiatela quindi modulare di conseguenza con tonalità e volume adeguati ai contenuti.
- Contenuti: chiedetevi sempre a chi vi state rivolgendo: Inutile fare discorsi per tecnici se il vostro target privilegiato non è di tecnici. Molto spesso gli avvocati si mettono in cattedra come se dovessero su un argomento formare degli esperti mondiali, quando invece il proprio cliente è interessato solo a capire qualcosa di più dell’argomento, ad essere aggiornato e magari solo in un secondo momento chiedere ulteriori spiegazioni.
- Editing video: una volta registrato il clip video, curate la post-produzione. Ciò vuol dire, in sostanza, far mettere una cover iniziale, magari con il logo dello studio e il titolo dell’intervento, piuttosto che una cover finale, magari con i vostri recapiti e con l’indicazione del prossimo video. È molto brutto, infatti vedere clip video con attacchi e stacchi bruschi, che trasmettono l’idea di “casereccio” e a volte anche di poca cura.
- Durata: per essere davvero fruibile un video non deve superare i 5 minuti massimo. Piuttosto spacchettate un argomento in più interventi, ma non fate video di 30 minuti, nessuno avrà il tempo e la voglia di vederli.
- Postura: seduti o in piedi? Anche qui non c’è una regola fissa. Dipende dalla durata del video, dall’argomento, dalle vostre preferenze e dal contesto. Ricordiamoci che più stiamo fermi e immobili, più le persone tenderanno ad “addormentarsi”. All’opposto, più ci muoviamo, gesticoliamo e più tenderemo a distrarre e creare effetto “mal di mare” in chi ci guarda. Come in tutte le cose un buon equilibrio tra i due estremi è la cosa migliore: una curata gestualità, una buona modulazione della voce, se in piedi pochi movimenti.
Infine, ricordiamoci le regole della buona educazione: un bel “buongiorno”, oppure “ben ritrovati” all’inizio faranno piacere e un bel saluto alla fine, magari anticipando i temi del prossimo clip, lasceranno una buona impressione nell’ascoltatore.
Insomma, non resta agli studi che attrezzarsi, fare un po’ di prove, definire un progetto multimediale e identificare chi in studio meglio si presta per immagine, capacità e competenze a rappresentarlo di fronte a migliaia, centinaia di migliaia, di potenziali fruitori dei vostri contenuti
di Mario Alberto Catarozzo
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