|

Lo stress aiuta ad essere più efficaci nell’attività professionale?

|
Condividi

Indice dei contenuti

Sfatiamo un mito: che lo stress sia sempre utile per essere più performanti. Non è sempre così.

È necessario dunque fare un po’ di chiarezza con gli opportuni distinguo.

Sotto stress

Lo stress è una reazione fisiologica dell’organismo chiamato ad affrontare situazioni di pericolo o comunque vissute come sfidanti, che pertanto richiedono un surplus di energia e attenzione rispetto al solito.

Lo stress, quindi, serve a rendere l’organismo (mente e corpo) più efficaci ed efficienti. Attraverso la reazione attivata nell’organismo dagli stressor – distali o prossimali a seconda che siano interni allo stesso o esterni – vengono rilasciati gli ormoni dello stress, adrenalina e cortisolo in particolare, con funzione antagonista: uno sollecita e “infiamma”, l’altro tiene a bada l’incendio.

Durante la fase di stress siamo macchine “da guerra” o “da salvataggio”, a seconda dei casi. Non siamo in una condizione normale, perché abbiamo una quantità di sostanze (ormoni dello stress) che non dovrebbero essere presenti nel lungo periodo nel nostro organismo.

C’è stress e stress

Il processo è chiaro: dobbiamo affrontare una sfida (per esempio pensiamo ai commercialisti che in questo periodo da bollino rosso sono sotto pressione per le scadenze fiscali da rispettare) e chiediamo all’organismo un surplus di energia (una sorta di barretta energetica), che l’organismo ci fornisce sotto forma di ormoni dello stress. Se questa situazione dura poco tempo e poi c’è un periodo di scarico e recupero, allora tutto ok. Siamo di fronte all’eustress. Al contrario, se questa ipersollecitazione diventa la regola e lo stress diventa il nostro compagno di viaggio…ecco che le cose si complicano; stiamo vivendo il dis-stress, lo stress cattivo. È un po’ come avere il colesterolo buono (HDL) e quello cattivo. Il primo è utile, il secondo dannoso.

Allora, lo stress è utile per essere più performanti?

Proviamo a questo punto a rispondere alla domanda che ci siamo inizialmente posti: lo stress è un’utile condizione per rendere di più? La risposta è dipende.

Infatti è provato che lo stress, soprattutto sopra una certa soglia di intensità e se protratto a lungo nel tempo, tende ad irrigidire i processi decisionali. Detto in altro modo, quando siamo sotto pressione, troppo sotto pressione, siamo  bravi esecutori, ma non altrettanto bravi problem solver.

La regola che possiamo trarre è che lo stress può essere utile ogni qual volta dobbiamo rispettare scadenze, svolgere attività ripetitive, gestire situazioni che non richiedono un approccio creativo. Dunque chi pensa che tenere costantemente sotto pressione i propri collaboratori sia il modo migliore per renderli performanti, si deve chiedere quale tipo di attività i collaboratori siano chiamati a svolgere. Se devono svolgere attività di tipo logico-razionale, sequenziale, ripetitive, che richiedono attenzione e rispetto di tempi, allora un moderato stress anche prolungato può essere effettivamente utile al raggiungimento del risultato finale.

Al contrario, se devono svolgere attività creative, risolvere problemi, generare soluzioni, allora lo stress non aiuta, in quanto irrigidisce e limita la creatività.

Possiamo anche metterla così: lo stress aiuta lo svolgimento di funzioni presiedute dall’emisfero sinistro del cervello (logica, linguaggio, pensiero lineare, ragionamento), mentre limita le facoltà proprie dell’emisfero destro del cervello (creatività, problem solving, spazialità, orientamento).

Che fare dunque?

In conclusione, ci sta che i commercialisti sotto pressione (stress) riescano a rispettare con maggiori probabilità le incombenze e che i collaboratori rendano di più nel gestire i compiti assegnati. Invece non è una buona idea preparare sotto stress e in poco tempo relazioni a convegni, riunioni, pareri giuridici e tutto ciò che richiede tempo per elaborare soluzioni e trovare nuovi approcci.

Come sempre, la scelta più strategica è imparare ad essere flessibili in modo da procedere con l’approccio più strategico in funzione degli obiettivi e delle situazioni, invece di procedere flat, in modo sempre uguale, a prescindere dalle situazioni.

Per chi voglia conoscere meglio questo argomento così importante, consiglio la lettura del libro GESTIRE LO STRESS NELL’ATTIVITA’ PROFESSIONALE, Mario Alberto Catarozzo, Stefan Attilio Nobili, Alpha Test editore, 2013.

Consiglio anche il nostro Master Class Business.

Buon lavoro a tutti.

Mario Alberto Catarozzo

Formatore, Business Coach professionista e Consulente, è specializzato nell’affiancare professionisti, manager e imprenditori nei progetti di sviluppo e riorganizzazione.
È fondatore e CEO di MYPlace Communications, società dedicata al marketing e comunicazione nel business. Nella sua carriera professionale è stato dapprima professionista, poi manager e infine imprenditore. Per questa ragione conosce molto bene le dinamiche aziendali e del mondo del business. Si è formato presso le migliori scuole di coaching internazionali conseguendo le maggiori qualifiche del settore.
Collabora con Enti, Istituzioni e Associazioni professionali e di categoria e lavora con aziende italiane e internazionali di ogni dimensione, dalle pmi alle multinazionali.
È autore di numerosi volumi dedicati agli strumenti manageriali e di crescita personale e professionale. È direttore della collana Studi Professionali di Alpha Test Editore e autore de “Il Futuro delle professioni in Italia” edito da Teleconsul editore.
Professional Certified Coach (PCC), presso la International Coach Federation (ICF).
Per sapere di più sulle attività di formazione, coaching, consulenza e marketing visita i siti:

.
Per info e contatti: coach@mariocatarozzo.it.