Solo a pronunciarne il nome vengono i brividi. Tina Turner è l’emblema della grinta, della determinazione a farcela contro tutto e contro tutti. Se di vite difficili è pieno il mondo, quella di Tina Turner può considerarsi una delle più travagliate. Abbandonata dalla madre, assiste all’omicidio del padre e poiché il destino non aveva ancora finito con lei, incontra Ike Turner, il suo futuro marito, che le farà vivere un matrimonio da inferno, tra alcool, droga, botte e tradimenti. Alla fine Tina decide di prendere con sé i figli e la propria vita e scappa di casa, separandosi di fatto e musicalmente dal marito, di cui vorrà mantenere solo il cognome, già leggenda del rock.
Una vita difficile
Il bellissimo film “What’s love got to do with it” del 1993 (guardatelo, merita!) racconta la sua storia e lascia a chi lo vede una profonda ammirazione per questa donna-artista così fragile e così forte nello stesso tempo. I suoi primi 40 anni sono stati davvero in salita. Nata nel 1939 è solo a metà degli anni ’70, dopo la separazione dal marito Ike, che Tina scopre non solo il successo musicale, ma anche quello personale, affettivo, umano. Quella grinta, quel ventodentro, non la abbandonerà mai più. Ancora oggi Tina Turner, dopo cinquant’anni di carriera, è considerata una delle stelle del firmamento del rock and roll.
Proteggi i tuoi sogni
Cosa ci insegna la storia di questa grande donna e artista? Tina ha sicuramente una dote innata, celata in una voce da sogno potente e vellutata insieme. Ma questa dote non le sarebbe mai bastata se non avesse trovato in se stessa la determinazione per alzare la testa, non solo di fronte ad un marito violento e dispotico, ma anche davanti alla vita che sembrava riservarle solo amarezze, di tanto in tanto lenite da qualche successo.
Non basta avere delle doti. Non basta avere un sogno. Lo devi proteggere.
Questo ci insegna una vita come quella di Tina. La grinta è la benzina che ci permette di fare quella strada che curva dopo curva sembra sempre più ripida, ma quella benzina non ci fa smettere, non ci fa fermare in un punto qualsiasi del percorso.
Quel vento dentro
Se vuoi una cosa “vai e prendila e non farti dire da nessuno che non sei capace”. Vi ricordate questa frase? Il papà (Will Smith nel film “La ricerca della felicità“) parla col figlio che vuole diventare un campione del basket:
“non permettere a nessuno, neppure a me di dirti che non sei capace di fare una cosa”.
Dove si trova quella determinazione? Dove risiede quella grinta e quella frase nella nostra testa “ce la posso fare, ce la voglio fare!“. E’ dentro di noi, è nel dna del nostro organismo, nel desiderio di riscatto, nel desiderio di rivalsa, nella voglia di lasciare un segno. Non esistono pillole magiche, libri o formule segrete.
Bisogna imparare a fare silenzio, a trovare momenti di solitudine per collegarsi alla fonte di tutto, che è proprio dentro di noi.
Quell’ “orecchio interno” – come si chiama nel coaching – con cui sentiamo chi siamo oggi, cosa conta per noi, cosa siamo disposti a “pagare” per raggiungere quel risultato. Non è semplicemente una questione di volontà. La volontà può portarti vicino alla tua realizzazione come lontano. Si tratta di sapersi collegare con noi stessi, di prendersi la responsabilità della propria vita e di riprendere a condurre le proprie azioni. Niente più scuse, niente più alibi, niente più colpe a nessuno. Ricentriamo dentro di noi l’attenzione, come il buddismo insegna (Tina diventò buddista a metà della sua vita) e riprendiamoci potere e responsabilità delle nostre azioni.
Qual è la direzione giusta?
Nel coaching distinguiamo tre tipologie di persone quanto alla consapevolezza che hanno della propria vita e di come la stanno conducendo:
- gli INCONSAPEVOLI
- i CONSAPEVOLI
- gli AUTOCONSAPEVOLI
Gli INCONSAPEVOLI sono coloro che vivono sotto il “livello dell’acqua”; non si accorgono di ciò che fanno, di ciò che accade intorno a loro e per questo seguono mode e miti. Da un certo punto di vista sono i più “felici”, appunto perché inconsapevoli.
I CONSAPEVOLI sono coloro che invece si rendono conto che ciò che stanno facendo non li soddisfa; coloro che vorrebbero di pù, ma non sanno come fare. Questi si lamentano in continuazione, borbottano, invidiano, trovano scuse per tutto e non dipende mai da loro ma da fatti esterni. Non hanno il lavoro che desiderano, ma non fanno nulla per cambiarlo; non hanno una relazione soddisfacente, ma non hanno il coraggio di cambiare; non vivono come vorrebbero, ma non fanno nulla perché sia diverso. Soffrono i consapevoli, ma non agiscono.
Gli AUTOCONSAPEVOLI sono coloro che sanno ciò che fanno e sanno anche perché lo fanno. Non il perché eziologico (a causa di che), bensì il perché finalistico (a pro di che). Costoro agiscono, sono persone che poiché conoscono la direzione del proprio benessere, laddove cambino le situazioni agiscono di conseguenza. Non trovano scuse, ma soluzioni; non cercano di scaricare le colpe, ma si attivano con responsabilità. Gli autoconsapevoli sanno che se vogliono essere felici, devono conquistarsela giorno per giorno questa felicità, agendo e assumendosi le responsabilità delle proprie azioni. Questa è l’unica direzione giusta, quella che conduce verso la pienezza e la felicità personale.
E voi, in quale delle tre categorie pensate di rientrare?
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