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Social responsability e studi professionali

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Tutti abbiamo sentito più volte parlare di responsabilità sociale, social responsability in inglese. Se però chiedete alle persone di cosa stiamo parlando, la reazione sarà di difficoltà nel chiarirne il significato. Molti risponderanno che corrisponde con il pro bono, cioè le attività di beneficienza che si fanno, oppure che corrisponde con il prendersi cura del prossimo. Risposte che non sono sbagliate, intendiamoci, ma che non chiariscono in modo completo e preciso il concetto di “social responsability”.

I TRE FATTORI DELLA SOCIAL RESPONSABILITY

La social responsability viene realizzata nel mondo del business, impresa o professioni, quando esiste un equilibrio tra due crescite: la crescita economica dell’azienda e la crescita corrispondente della società. I due fattori, benessere individuale e sociale, devono correre di pari passo perché vi sia armonia. Ed ecco dunque i tre fattori che compongono la responsabilità sociale:

  1. Benessere (e crescita);
  2. Equilibrio;
  3. Armonia.

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BENESSERE E CRESCITA

L’essere umano tende al piacere e al benessere. La felicità, da ciascuno intesa con contenuti soggettivi, è la meta cui tutti tendono. Ciascuno agisce per realizzare il proprio progetto che dovrebbe portarlo vicino a quel benessere che desidera. La sequenza delle scelte, i suoi risultati e l’esperienza prodotta rappresentano il percorso di crescita economica, umana e professionale di ogni attore di questa partita. Il punto è che non esistono scelte senza un prezzo da pagare; ad ogni azione seguono conseguenze e spesso queste conseguenze e il prezzo da pagare non ricadono immediatamente su chi le compie, ma sul contesto in cui vengono compiute: altre persone (società), l’ambiente (green) e addirittura su soggetti che ancora non sono parte della partita, ma lo saranno in un prossimo futuro (le generazioni a venire).

Nasce così la necessità di riportare in equilibrio l’asticella, dove le responsabilità è giusto e utile che ricadano su chi compie le scelte innanzitutto. Ecco che nasce il problema etico e poi economico, ambientale, sociale, di fare in modo che siano le aziende ad occuparsi di curare le conseguenze negative del loro agire a livello sociale, ambientale, economico. Se questo discorso è già in atto da tempo per le aziende (pensate ai produttori che generano scorie inquinanti, oppure a chi fa largo uso di plastica, o ancora chi immette nei processi produttivi veleni nell’aria etc.) è invece agli albori per gli studi professionali che, svolgendo un lavoro intellettuale, si stimava non producessero effetti negativi conseguenti alla propria attività.

ANCHE LO STUDIO PROFESSIONALE HA LE SUE RESPONSABILITÀ

Ora che il pianeta rischia il collasso ambientale, le diseguaglianze sociali sono aumentate e il lavoro è diventato sempre più pervasivo come modalità, ritmi e stress, ecco che anche gli studi professionali sono chiamati ad occuparsi di temi riguardanti la social responsability.

Uno studio professionale inquina l’ambiente nel momento in cui usa i bicchieri di plastica in ufficio, oppure le bottigliette di plastica dell’acqua; allo stesso modo inquina quando i propri collaboratori per raggiungere il luogo di lavoro devono utilizzare l’automobile, o negli spostamenti per andare a fare le riunioni dai clienti. Lo studio professionale inquina quando utilizza l’energia elettrica, che dev’essere da qualche parte prodotta, così come ha un impatto ecologico nel momento in cui utilizza la carta per stampare i documenti di lavoro, oppure nell’uso sconsiderato delle email, dimenticando che ogni email inviata produce CO2.

Lo studio professionale ha collaboratori e dipendenti, i quali hanno una vita privata e i ritmi del lavoro oggi si sa che sono frenetici. La responsabilità è dunque di garantire al proprio interno condizioni di lavoro soddisfacenti: tutela della maternità, uguaglianza di trattamento tra uomini e donne; percorsi di crescita per i giovani; flessibilità del lavoro, a cominciare dallo smart working.

Lo studio professionale opera in un contesto sociale e deve quindi non ignorare le condizioni ambientali intorno a sé, cercando di fare il possibile per restituire al mondo una parte della propria fortuna.

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EQUILIBRIO

Perché tutto funzioni è necessario che esista un equilibrio tra i “danni” prodotti e le azioni poste in essere per eliminarne gli effetti e per contribuire alla crescita conseguente del contesto. La parola stessa “responsabilità” indica la capacità di sopportare le conseguenze (negative) di un’azione. Se cresce l’azienda oppure lo studio professionale e cresce anche la società tutto funziona; allo stesso modo se crescono i primi e l’ambiente ne trae giovamento, invece che impoverimento; idem se i primi crescono e anche i dipendenti migliorano le proprie condizioni di vita. In sostanza, ci dev’essere un rapporto win-win, tra gli attori della crecsita e il contesto intorno a loro.

ARMONIA

La conseguenza del procedere in equilibrio è che si raggiunge una crescita armonica, win-win, dove tutti traggono giovamento e non si creano situazioni completamente sbilanciate, che portano sempre e necessariamente alla crisi. Il concetto al centro dell’armonia è il “valore”: l’azione dell’azienda e dello studio professionale deve portare valore a tutti i soggetti coinvolti in modo diretto o indiretto e non gravare su alcuni che ne ricevono solo le conseguenze dannose.

ESG E MARKETING

Questi temi oggi rientrano nel moderno concetto di ESG, acronimo di Environmental Social Governance (Ambiente, Sociale, Governabilità) è una evoluzione del “Triple Bottom Line” degli anni ’90, centrato su “Persone, Pianeta, Profitti”, in cui si richiedeva alle aziende di non limitare ad occuparsi dei Profitti e basta, ma di considerare nelle loro scelte anche le persone e l’ambiente.

La funzione della ESG e più in generale di tutte le forme di responsabilità che realizzano in concetto di “sostenibilità”, è da un lato sostanziale – quindi garantire di fatto quell’armonia di cui abbiamo parlato – ma sta diventando anche un fattore distintivo, un elemento del business, un requisito “sine qua non” e una leva di marketing.

Ne parleremo più approfonditamente in prossimi articoli di questo blog e trattiamo queste tematiche in corso di formazione e nella nostra consulenza organizzativa per studi professionali e aziende. È dunque arrivato il momento per gli studi professionali anche più piccoli di mettere mano alle attività dirette a realizzare progetti di sostenibilità e a comunicare adeguatamente i propri valori e le azioni conseguenti compiute per realizzarli e portare valore alla collettività, intesa nel senso più ampio del termine.

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Mario Alberto Catarozzo

Formatore, Business Coach professionista e Consulente, è specializzato nell’affiancare professionisti, manager e imprenditori nei progetti di sviluppo e riorganizzazione.
È fondatore e CEO di MYPlace Communications, società dedicata al marketing e comunicazione nel business. Nella sua carriera professionale è stato dapprima professionista, poi manager e infine imprenditore. Per questa ragione conosce molto bene le dinamiche aziendali e del mondo del business. Si è formato presso le migliori scuole di coaching internazionali conseguendo le maggiori qualifiche del settore.
Collabora con Enti, Istituzioni e Associazioni professionali e di categoria e lavora con aziende italiane e internazionali di ogni dimensione, dalle pmi alle multinazionali.
È autore di numerosi volumi dedicati agli strumenti manageriali e di crescita personale e professionale. È direttore della collana Studi Professionali di Alpha Test Editore e autore de “Il Futuro delle professioni in Italia” edito da Teleconsul editore.
Professional Certified Coach (PCC), presso la International Coach Federation (ICF).
Per sapere di più sulle attività di formazione, coaching, consulenza e marketing visita i siti:

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Per info e contatti: coach@mariocatarozzo.it.