Un tempo si imparava, oggi si cerca
Un tempo ci si formava un’opinione, oggi si aderisce o si critica
Un tempo c’era tempo per noi, oggi non più
Potremmo finire qui una breve analisi di ciò che sta accadendo all’uomo smart e perennemente connesso. Tutto ciò, badate bene, non accade solo per i giovani nati col cellulare in mano, ma anche per chi ha visto i gettoni con le scanalature e il vinile con la puntina dello stereo.
LE GENERAZIONI
Un tempo una rivoluzione attraversava più generazioni, che la facevano propria e circolavano sulle proprie gambe.
Ora una generazione, come la nostra, vede più rivoluzioni e cerca un senso a tutto questo.
Non è questione di cosa era meglio e di quando si stava meglio
Sarebbe banale e avrebbe una fine scontata: per ciascuno la risposta sarebbe legata alle abitudini del periodo giovanile, salvo per chi quel periodo ha riservato più sofferenze che piaceri.
La vera sfida del 2020: cambierà tutto
IL CAMBIAMENTO
La questione è come stiamo vivendo queste rivoluzioni e cosa ci stiamo riservando.
Già, perché io penso che l’evoluzione in ogni settore, da quella naturale della specie, a quella artificiale dei robot, dovrebbe essere legata al miglioramento per l’essere umano delle proprie condizioni di vita.
Andare avanti dovrebbe avere lo scopo per tutti di stare meglio, di vivere e di produrre più felicità, intesa come benessere.
Allora la vera domanda dovrebbe essere:
Siamo più felici oggi di un tempo? Viviamo meglio di un tempo in ottica di stress, di comodità, di tempo da dedicare a godersi la vita?
Se la risposta è si, allora bingo! Se è no, allora peccato, il genere umano sta perdendo la sua strada, sta smarrendo la stella polare dell’evoluzione.
Già, perché allora il cambiamento vorrà solo dire cambiare per vendere, cambiare per noia, cambiare per pochi.
COME AGIRE
Il nostro cervello sta cambiando sulla spinta delle novità del web e dei nuovi device come i cellulari, oramai propaggini del nostro essere. Dalla coscienza individuale siamo passati alla coscienza collettiva.
Non si riesce più ad imparare per noi, per arricchirci dentro, ma per condividerlo fuori, per postarlo sui social, per far vedere che abbiamo e abbiamo fatto.
Infobesity: ne sei affetto anche tu?
Trovo l’abitudine di fotografare i piatti al ristorante davvero singolare: non si riesce più neppure a gustare un bel piatto di tagliatelle al ragù se prima non lo abbiamo condiviso con il resto del mondo sui social.
Ma non si tratta di condivisione altruista (magari!), bensì di condivisione edonista del tipo “guarda cosa mangio IO”
Riscopriamo allora il tempo, il tempo passato con noi stessi, il silenzio, la cura nel prenderci per mano e leggere da soli un libro, senza farlo sapere a nessuno, nel dedicarci l’ascolto di una canzone, senza dover far sapere ad un nugolo di followers cosa stiamo ascoltando proprio in quel momento.
C’è una sottile magia nello stare da soli ad ascoltare, a leggere, a gustare un caffè, a pensare al futuro, a sentire il cuore che batte… a non fare nulla, proprio nulla.
Se non sappiamo gustare quella magia non avremo più una coscienza interna, un mondo interiore da coltivare, che come un proiettore disegna il mondo esterno attraverso i propri occhi.
Riscopriamo quel mondo e coltiviamolo
In questo, i nuovi strumenti della tecnologia e del web potrebbero essere degli ottimi alleati se sapremo gestirli tenendo in mano il timone e non facendoci trasportare alla deriva.
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