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L’ascolto di mondi possibili

Indice dei contenuti

Sento ma non ascolto. Capita spesso, vero?
Lei: “Ti sto parlando, ma non mi ascolti!”
Lui: “Certo che ti ascolto, sono qui non vedi? Cosa devo fare, mettermi in ginocchio davanti a te?”
Lei: “No, mi basterebbe un cenno, vorrei che mi guardassi quando ti parlo. Invece si vede benissimo che stai pensando ai fatti tuoi”.
Lui: “Adesso sei anche veggente? Riesci a leggermi nel pensiero? Sai cosa sto pensando? Ma come si fa a parlare in questo modo, sei irritante”.
Lei: “Si capisce lontano un miglio che sei qui fisicamente, ma con la testa sei da un’altra parte, con te non c’è dialogo!”.

Do you remember? Vi ricorda qualcosa? So che a voi non è mai capitata una situazione del genere, ma a molti sì.
Cosa sta succedendo tra questi due? Si parlano ma non si ascoltano. Ciascuno pensa a ciò che ha in mente e non si preoccupa di capire com’è l’altro, in che stato d’animo si trova, se è disposto ad ascoltare davvero, cosa sta percependo delle parole altrui.
Qui sono due gli ambiti da snocciolare: l’ascolto attivo e la calibrazione.
Nel primo caso ci riferiamo non semplicemente all’atto del sentire le parole altrui, dello stare lì passivamente a recepire il suono delle parole continuando a pensare sopra ai fatti nostri o ad applicare i nostri schemi di pensiero all’altrui pensiero. L’ascolto attivo indica interesse autentico per l’altro, indica essere completamente presente nel momento del dialogo, attento con tutti i nostri sensi e partecipi a ciò che l’altro ci sta comunicando, protesi verso l’altro nell’atto di prendere parte alla situazione emotiva e cognitiva di chi parla. Significa sospendere i nostri giudizi, la nostra mappa della realtà ed entrare per un momento nella realtà, nella mappa, altrui. Ascolto attivo significa far percepire a chi ci sta di fronte: “io ci sono, sono qui con te, sono qui per te, ascolto il tuo mondo, ciò che in questo momento senti di condividere con me“.
Quanti lo fanno? Quasi nessuno. Quanti lo sanno fare? Pochi. Che valore ha? Inestimabile.
Pensate solo a questo: uno dei più grandi disagi che tutti provano è quella spiacevole sensazione di essere incompresi, di sentirsi per questo spesso soli, di non riuscire a farsi capire. Frustrante, vero?
Bene, pensate quanto possa essere importante per vostra moglie, marito, compagno, figlio, amico, collega percepire che il quel preciso momento, in quel luogo c’è qualcuno che sta condividendo con lui il suo stesso mondo, le sue stesse emozioni. Evviva! Non sono solo! Bellissimo, vero?
Pensate nei momenti di crisi, quanto questo sia importante: una separazione, un lutto, la perdita del lavoro, una discussione, un momento difficile.
E poi il calibrare. In PNL con questo termine si intende la capacità di cogliere pienamente lo stato emotivo, la condizione che in un preciso momento sta vivendo una persona. Calibrare è il passo che precede il modeling, cioè il riproporre (non mirroring, cioè rispecchiare banalmente) atteggiamenti, posture, movenze e tutto ciò che in quel momento ci può avvicinare emotivamente all’interlocutore. Non quindi scimmiottare i suoi gesti ricalcandolo, ma elegantemente, sobriamente avvicinarsi a lui, al suo stato d’animo dicendogli di fatto “ho capito cosa stai vivendo, sono qui con te, ti seguo, passeggiamo insieme nel tuo racconto“.
Queste le premesse per entrare in empatia, in sintonia con l’altro, quello che in PNL viene chiamato rapport.
Immagino che il 50% delle persone che si rivolgono ad uno psicoterapeuta lo faccia primariamente perchè si sente sola, incompresa, ha bisogno di condividere con qualcuno. Questo prima ancora di avere un disagio o una patologia.
Quando facciamo un buon proposito questa mattina: dedichiamo la giornata ad esercitarci sull’ascolto attivo dei nostri interlocutori. Invece di continuare a far andare la nostra mente come un criceto che gira nella ruota instancabilmente, svuotiamola e “rendiamoci” disponibili ad accogliere “mondi possibili” come dice Marianella Sclavi nel suo bellissimo libro “Arte di ascoltare e mondi possibili”. Potremmo scoprire cose meravigliose che avevamo sotto gli occhi da tempo.

Mario Alberto Catarozzo - Founder Partner & CEO MYPlace Communications

Mario Alberto Catarozzo

Formatore, Business Coach professionista e Consulente, è specializzato nell’affiancare professionisti, manager e imprenditori nei progetti di sviluppo e riorganizzazione.
È fondatore e CEO di MYPlace Communications, società dedicata al marketing e comunicazione nel business. Nella sua carriera professionale è stato dapprima professionista, poi manager e infine imprenditore. Per questa ragione conosce molto bene le dinamiche aziendali e del mondo del business. Si è formato presso le migliori scuole di coaching internazionali conseguendo le maggiori qualifiche del settore.
Collabora con Enti, Istituzioni e Associazioni professionali e di categoria e lavora con aziende italiane e internazionali di ogni dimensione, dalle pmi alle multinazionali.
È autore di numerosi volumi dedicati agli strumenti manageriali e di crescita personale e professionale. È direttore della collana Studi Professionali di Alpha Test Editore e autore de “Il Futuro delle professioni in Italia” edito da Teleconsul editore.
Professional Certified Coach (PCC), presso la International Coach Federation (ICF).
Per sapere di più sulle attività di formazione, coaching, consulenza e marketing visita i siti:

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Per info e contatti: coach@mariocatarozzo.it.