Si sente parlare sempre più spesso di Leadership al femminile, di gender diversity, di quote rosa. Le posizioni possono essere diverse su questo argomento, e i punti prospettici da cui affrontarlo altrettanto. Un punto su cui non possiamo che essere tutti d’accordo è che c’è tanto bisogna, sempre di più, di unire al modo maschile di fare impresa, di fare organizzazione, il modo femminile.
In fondo non dobbiamo andar lontano per vedere l’importanza del ruolo femminile nelle organizzazioni: la famiglia, spesso troppo bistrattata è la prima organizzazione complessa che ci sia. Far tornare i conti spesso non è facile. Tenere insieme i componenti è spesso complicato. Far andare d’accordo temperamenti diversi è a volte un’impresa. Eppure c’è chi, anche storicamente, tutto questo lo ha sempre fatto, spesso silenziosamente e abbinando all’attività lavorativa questo importante compito.
Se il leader è “colui che conduce” (to lead), allora sappiamo già che il bagaglio femminile è fondamentale per condurre questo Paese e le organizzazioni economiche e sociali fuori dalle secche in cui si trovano.
Poiché non è di rivoluzione (culturale) che si dovrebbe parlare, ma forse più propriamente di aggiornamento culturale ed economico, ecco che anche di quote rosa forse è anacronistico parlare, nel senso che da oggi in poi bisognerebbe non “riservare” una quota alla leadership femminile, bensì affidare sempre di più questa leadership più concreta ed efficiente di quella maschile (alla prova dei fatti) di trainare verso un nuovo orizzonte un Paese ed un’economia a secco di idee e ideali.
Buon lavoro!