Continua il nostro viaggio nella QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE. Nella puntata precedente abbiamo visto l’evoluzione tecnologica degli ultimi duecento anni che ha portato la produzione in ogni settore spostarsi dall’uomo alle macchine, prima affiancandolo e poi sostituendolo.
I PILASTRI DELLA QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
Nella quarta rivoluzione industriale che stiamo vivendo dall’inizio del nuovo millennio robot e computer dotati di intelligenza autonoma (c.d. Intelligenza Artificiale) sono in grado di interagire tra di loro, di apprendere continuamente (machine learning) e di compiere in completa autonomia compiti complessi, gestendo interi processi produttivi. Grazie all’evoluzione della rete Internet, al Cloud computing e all’evoluzione cyber-robotica, lo scenario dei mercati di ogni settore sta cambiando completamente: agricoltura, manifattura, industria, sanità, automotive, commercio. Possiamo solo immaginare l’impatto sociale che sta avendo tutto ciò, ridisegnando equilibri nuovi, stili di vita nuovi e mercati nuovi. Basti pensare all’evoluzione del mercato del lavoro, dove ogni anno si vedono nuove professionalità apparire sul mercato e altre storiche sparire; dove la manodopera è diventata sempre più difficile da reperire e i lavoratori stanno cambiando il proprio approccio al lavoro e alle scelte che esso comporta anche a livello di vita e familiare.
A ciò si aggiunge l’urgenza della tutela ambientale e sociale, per evitare disastri climatici e ambientali irrimediabili e la nascita di conflitti sociali profondi. Il concetto di sostenibilità che accompagna questa rivoluzione 4.0 è parte integrante della rivoluzione stessa, dove la crescita e l’innovazione deve tener conto dell’impatto ambientale e sociale per essere sostenibile, concetti sconosciuti nelle tre rivoluzioni precedenti.
ESG E INNOVAZIONE
Non può esserci innovazione senza sostenibilità, non può esserci sviluppo senza equilibrio. Da qui si spiegano i temi ESG (Environmental Social Governance) che stanno interessando negli ultimi anni tutti i tipi di organizzazioni di lavoro e di business: dalle pmi alle multinazionali, dagli studi professionali agli enti. Il mondo in cui ci troviamo ad operare è definitivamente mutato sotto molteplici aspetti – sociali, culturali, economici, ambientali, di risorse e materie prime ed energetiche – e ciò richiede un intervento adattivo sin dalle cellule organizzative della società e del business, quindi le imprese e organizzazioni di lavoro. C’è oggi necessità di comprendere, modificare e gestire il cambiamento sia per ragioni individuali di business legato alla competitività, sia per ragioni collettive di sostenibilità. Da qui la necessità di rivedere la governance delle organizzazioni di lavoro, partendo dalla mentalità, fino agli interventi legali ai processi decisionali e la loro attuazione; c’è la necessità di rivedere la sostenibilità sociale in termini di tutela della gender diversity, dei giovani, della maternità, dei più fragili, del lavoro flessibile, con politiche di inclusione e meritocratiche; c’è la necessità di raggiungere strutture organizzative e processi produttivi di beni e servizi ad impatto ambientale zero, quindi completamente green. L’innovazione d’ora in poi passerà non solo dalle scelte tecnologiche, dall’automazione, dalla rivisitazione dei processi in ottica di digitalizzazione, ma anche dalla sostenibilità a trecentosessanta gradi.
QUALI COMPETENZE CI SERVONO PER IL FUTURO?
Giungiamo quindi alla domanda da cui tutto è nato: cosa dobbiamo fare per essere pronti in questo scenario? Cosa ci serve, in sostanza, nella nostra cassetta degli attrezzi per evitare di essere anacronistici, fuori contesto e subire, invece, di gestire il cambiamento in atto?
La riposta muove necessariamente le proprie mosse su due piani diversi: quello delle competenze e quello della mentalità. La prima, come potete immaginare, viene prima e rappresenta l’humus su cui le seconde poggiano.
MENTALITÀ – Come ricostruiamo il mondo, determina la realtà che vivremo. Non esiste una realtà unica per tutti, ciascuno interpreta, ricostruisce e si racconta la PROPRIA realtà. Là dove uno vede una opportunità, l’altro intravede il pericolo; se di fronte ad una novità c’è chi gioisce, c’è anche chi polemizza ed è spaventato. In buona sostanza, la mentalità indica il COME interpretiamo le cose, il PUNTO DI VISTA da cui le vediamo, l’APPROCCIO che abbiamo di fronte agli eventi. Non ci possono essere opportunità in una mente negativa e non ci può essere benessere in uno scenario pessimista.
La domanda ora potrebbe essere: cosa possiamo fare, dunque, per lavorare sulla propria mentalità e allargarne le prospettive, la visuale e i meccanismi di produzione della realtà? La risposta è una: il COACHING. È questa la miglior disciplina per lavorare sulla propria mentalità arricchendola, aprendo gli orizzonti, sviluppandone aspetti prima inesplorati. In sostanza, si tratta di entrare nel mondo della POSSIBILITÀ e della POSITIVITÀ. Certo, molti diranno, non è facile per chi è abituato a nutrire la propria mente di scetticismo, negatività, polemica e condizionamenti limitanti. Questa è la vera sfida che abbiamo davanti. La possibilità c’è, sta poi a noi coglierla.
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COMPETENZE
Entriamo qui nel mondo delle SOFT SKILLS, cioè delle competenze manageriali e imprenditoriali un tempo definite soft (leggere, trasversali), oggi fondamentali. Non basta essere un bravo medico, devi anche saper trattare i pazienti, interagire con i parenti, comunicare, gestire il tuo team, gestire il tuo reparto, organizzare le attività; non basta essere un bravo avvocato, devi saper gestire lo studio dal punto di vista organizzativo, gestire le persone, saper sviluppare il business e curare la tua immagine; non basta essere un buon commercialista, consulente del lavoro, manager, imprenditore, se poi non sai guidare le persone che lavorano con te (leadership), non sai comunicare e relazionarti con i collaboratori (relationship skills), non sai comunicare all’esterno per valorizzare la tua professionalità (maarketing), non sai gestire la tua agenda (time management e stress management), non sai parlare in pubblico (public speaking e presentation skills), non sai negoziare ed affrontare i problemi con metodo (negotiation skills e problem solving).
Partendo dalla mentalità con il coaching si arriva dunque ad arricchire la propria cassetta degli attrezzi con le soft skills, per diventare dei buoni manager di sé stessi e del proprio team e dei buoni imprenditori che generano valore per sé stessi e per la comunità in cui vivono.
Questo è la mission che da 25 anni perseguo e per cui ho creato Myplace Communications: fornire a tutti, professionisti, manager e imprenditori, la mentalità e le competenze utili ad affrontare il cambiamento in atto per guidarlo, invece che subirlo.
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