Pigrizia mentale, mancanza di tempo, mancanza di idee, abitudini radicate, resistenze al nuovo, convinzioni limitanti, scetticismo. Queste sono alcuni degli alibi che molti oppongono a qualunque istanza di cambiamento. Il punto, oggi, è che il cambiamento non rappresenta più l’eccezione, un momento di passaggio, bensì è la costante che accompagnerà come una colonna sonora la professione e le vite private.
Se un tempo il mercato richiedeva fondamentalmente competenza del professionista e premiava la qualità del lavoro, oggi accanto ad esso il mercato richiede anche una grande flessibilità e capacità di adattamento ai mutamenti in atto. Prima era la solidità a rappresentare la colonna portante della professione, una solidità fatta di preparazione e poi di immagine. Oggi è la flessibilità e la lungimiranza a fare la differenza, oltre alla preparazione professionale. Solido oggi è lo Studio professionale ben organizzato, che pianifica, che ha una strategia e una vision, che sa lavorare in team. L’impostazione individualista, la mentalità da dominus di un tempo, l’approccio focalizzato solo alle competenze “tecniche” oggi rappresenta rigidità e non più una risorsa.
La mentalità dev’essere strategica per poterci permettere il raggiungimento di risultati in un ambiente diventato più competitivo e difficile rispetto ad un tempo.
Va distinto, dunque, ciò che ci piace da ciò che è utile fare. Pertanto possiamo essere nostalgici dei tempi che furono per la professione, ma la realtà è oggi questa e con essa dobbiamo confrontarci. Ricordiamoci inoltre che tutto ha un costo, per cui dirci che non abbiamo tempo per pensare a queste cose potrà essere vero, salvo che avrà un prezzo da pagare. Stessa cosa per la pigrizia mentale o lo scetticismo che ci rendono refrattari ad ogni ipotesi di rivedere organizzazione e modalità di lavoro.
Infine, consideriamo che il fatto di aver ottenuto in passato risultati da certe scelte rappresenta un rinforzo positivo difficile da rompere. Mi spiego meglio: il fatto che l’individualismo, piuttosto che seguire l’istinto siano stati in passato scelte efficaci, non vuol dire che lo siamo ancora oggi e che lo saranno in futuro. Lo scenario è cambiato e recitare lo stesso copione con la scenografia mutata potrebbe coglierci improvvisamente impreparati.
Da dove partire, dunque? Come più volte sottolineato, da noi, sempre da noi. Dalle idee, dalla conoscenza di scenari nuovi e da una buona dose di coraggio e forza di volontà di affrontare il nuovo, apertura mentale, positività. Dunque fermarsi un attimo invece di procedere a testa bassa potrebbe essere la miglior scelta per andare poi veloci successivamente.