Gli ultimi due anni non hanno certamente contribuito a migliorare l’autostima, spesi come sono stati tra tute e videochiamate dal salotto di casa, pinza tra i capelli e figli da accudire durante la giornata di lavoro, panzetta che ha fatto capolino sotto la camicia per il poco movimento e, per molti, anche la perdita di fatturato.
Che cos’è, prima di tutto l’autostima e come si può lavorare per riprenderla o per svilupparla? Perché per molti il lavoro è fonte di soddisfazione e quindi ci sembra che nutra la considerazione che abbiamo di noi, mentre nella vita privata non va altrettanto bene? Su cosa si fonda l’autostima e come impatta sul nostro lavoro, sulle relazioni professionali e sui progetti professionali? Vediamo tutto questo insieme in questo articolo e vi rimando già per ogni approfondimento al più bel seminario che da anni tengo sul tema: puntosudiME. Provate a dare un’occhiata a queste tre giornate in presenza, in full immersione, dedicate a 4 tematiche centrali per il benessere emotivo di ciascuno di noi nella vita privata e professionale: gestione delle emozioni, autostima, carisma e leadership. Il prossimo appuntamento, estivo, è sul Lago di Garda, mentre a seguire ci sarà quello invernale a Gressoney.
SIAMO NOI I NOSTRI INTERLOCUTORI PRIVILEGIATI
Sono 701.280 le ore che passiamo con noi stessi in una vita di 80 anni. Meglio dunque stare in compagnia di una persona di cui abbiamo stima: noi stessi. Lavorare sulla propria autostima è un esercizio importante per chiunque, ancor più per chi svolge per lavoro attività di affiancamento e supporto altrui, come i consulenti legali. L’avvocato è stato da sempre associato a colui che gode di una grande autostima e di un grande ego, ma è ancora così? Molti risponderanno di si perché ancora la figura dell’avvocato gode dell’effetto alone degli anni passati. In realtà quella sicurezza che era legata alla solidità di una professione in rapida evoluzione sta vacillando per molti. La percezione sociale della professione è innegabile che negli ultimi anni ha subito duri colpi, per non parlare degli aspetti economici che non fanno più delle professioni in generale un ottimo investimento come un tempo. Stesso discorso può essere fatto per i notai, per i commercialisti e anche per i consulenti del lavoro. Autostima e successo professionale vanno di pari passo.
Anche l’autostima professionale, granitica un tempo, negli ultimi anni ha cominciato ad incrinarsi per i liberi professionisti sotto le pressioni delle richieste dei clienti, la negoziazione al ribasso delle parcelle, la concorrenza e il dumping, il sistema giudiziario e, più in generale, amministrativo, cronicamente inefficiente.
AUTOSTIMA, PROFESSIONI E PERCEZIONE SOCIALE
Il cliente che un tempo si affidava ciecamente alle cure del proprio consulente legale o fiscale ora si informa sul web, confronta le offerte economiche, negozia il prezzo, detta i tempi, verifica le prestazioni. In altre parole, la prestazione professionale viene vissuta come uno dei tanti servizi l’azienda acquista da un fornitore. I servizi professionali sono diventati così parte dei servizi acquistati con logica più economica che di fiducia e l’avvocato, il commercialista, il notaio e il consulente del lavoro vengono vissuti come fornitori di servizi alla stregua di altri servizi di cui l’azienda necessita. La conseguenza è che con la stessa logica di altri servizi vengono cambiati: il rapporto costo rendimento. Quel vecchio rapporto di fiducia che rappresentava l’asse portante della relazione e che andava al di là di mere considerazioni economiche e di performance restano solo un ricordo, quindi? No, non del tutto, almeno. La logica oggi è che l’acquisto servizi professionali avviene sì su base fiduciaria, ma anche su valutazioni economiche, di utilità e di rendimento. Inoltre, l’offerta è maggiore di un tempo e Internet permette di scegliere e selezionare decisamente in modo più ampio di un tempo. Questo ha spostato il baricentro del rapporto dal professionista al suo cliente, che oggi senti di avere in mano il mercato e di gestirlo.
Il passaggio culturale da professionista a fornitore di servizi, da una logica esclusivamente fiduciaria ad una prevalentemente economica ha certamente minato quella autostima professionale che aveva rappresentato un pilastro di molte generazioni.
Anche socialmente le professioni intellettuali hanno negli ultimi anni subito una evoluzione. Se un tempo la professione era sinonimo di prestigio sociale, di autonomia e di realizzazione economica, negli ultimi anni la situazione appare profondamente mutata. La percezione sociale ha ridimensionato il prestigio di queste professioni e la crisi economica ha fatto sì che la professione sia percepita dai giovani come un percorso troppo lungo quanto a possibilità di realizzazione economica. Il trend in atto vede la costituzione di studi professionali associati, organizzati con logiche aziendali, divisi in dipartimenti, aree di attività, specializzazioni, con all’interno professionisti e organico di staff divisi gerarchicamente e per funzione. All’interno di queste piramidi organizzative i neo laureati trovano la propria collocazione stipendiati, con orari di lavoro, ruoli e piani di carriera, simile a quanto avviene in azienda. Alcuni puntano alla partnership affrontando le impervie vie della crescita funzionale e professionale all’interno delle linee tracciate dallo studio, altri decidono di rimanere seconde o terze linee.
AUTOSTIMA PERSONALE E PROFESSIONALE
All’autostima professionale poi, quindi la percezione di sé come professionista capace di affrontare le situazioni e di rispondere alle richieste del mercato, si aggiunge l’autostima personale, perché sotto quella giacca e cravatta, gonna e tacchi resta sempre la persona con le proprie fragilità, esperienze, storia familiare e personale. Come ci percepiamo dal punto di vista fisico, affettivo, caratteriale compone quel puzzle chiamato autostima. Nelle generazioni professionali precedenti la qualifica di avvocato, commercialista, consulente del lavoro o notaio poteva servire in alcuni casi a rinforzare l’autostima personale e per alcuni ha rappresentato una specie di corazza, di seconda pelle a difesa delle insicurezze personali.
LE 5A DELL’AUTOSTIMA
Ma su cosa si fonda l’autostima e come possiamo rinforzarla e nutrirla costantemente? Partiamo dalle c.d. 5A:
- Ascolta il tuo dialogo interno, quella vocina mentale con cui ti parli continuamente.
- Accetta chi sei oggi e riparti da lì. È solo dall’accettazione che può nascere consapevolezza e quindi un nuovo progetto di sviluppo; la negazione o l’evitamento, invece, fanno sì che continuiamo a tenere davanti a noi i nostri limiti ed errori.
- Affronta il cambiamento con coraggio. Procedere a viso aperto, con paura se necessario, ma con la consapevolezza che dipende da noi trasformare il cambiamento in miglioramento.
- Afferma te stesso nel mondo. Tutti abbiamo desideri, esigenze e aspirazioni: affermarli non vuol dire imporli agli altri, ma lavorare per renderli risultati concreti.
- Agisci per piccoli passi, ma non ti fermare. Tutto e subito, questo vorrebbero molti. Sappiamo invece che il vero cambiamento duraturo è graduale e costante.
L’autostima è dunque come un contenitore che va continuamente rabboccato, alimentato. La capacità di cogliere le proprie esigenze e di saper dare risposte concrete per la loro realizzazione è alla base del senso di autostima personale e professionale. Accettare il cambiamento e inserirsi in questo flusso cercando di interpretarne il senso in modo da poter dare risposte alla propria necessità di realizzazione è la base da cui partire: essere consapevoli, stare vicini a se stessi, agire. All’opposto, fare resistenza, trovare alibi e scuse, lamentarsi non solo non servirà a nulla, ma sarà un vero auto-boicottaggio della propria autostima e possibilità di realizzazione personale e professionale.
ESERCIZIO SULL’AUTOSTIMA
È ora di mettere alla prova la nostra autostima e agire: prendi un foglio e rispondi alla domanda: chi ha contribuito nella tua vita in modo positivo alla costruzione della tua autostima? Cosa ha fatto per fare ciò?
Rispondi poi a questa seconda domanda: chi ha minato la tua autostima nella tua vita? In che modo lo ha fatto?
Infine, rispondi a questa domanda: cosa fai tu oggi per nutrire la tua autostima? Sta funzionando come vorresti?
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