CI STIAMO REALMENTE PRENDENDO CURA DI NOI?
Molti pensano che prendersi cura di sé voglia dire lavarsi i denti, curare la pelle, fare ginnastica e mangiare bene. Certamente sì, anche quello è importante, ma non è tutto.
In questi casi, infatti, ci stiamo prendendo cura del nostro corpo, della parte “materiale” di noi. Importantissimo, sia ben chiaro. Sappiamo però che noi siamo composti di corpo e mente, come ci ha insegnato Cartesio, che aveva diviso la res cogitans e dalla res extensa, realtà psichica e realtà materiale.
E la mente dunque? E se vogliamo, l’anima o lo spirito?
Già, perché la maggior parte di noi si dedica a ciò che si vede (e che vedono gli altri, oggi ancora più importante in un mondo dominato dall’immagine e dai social) e non si prende cura di ciò che non si vede. Siamo in un’epoca di immagine, per cui se abbiamo i capelli non a posto è un problema, così come se abbiamo qualche chilogrammo in più, invece se siamo poco felici, frustrati, ansiosi…finchè riusciamo a reggere va bene così.
La vera domanda è dunque: come nutriamo la nostra mente e la nostra anima, quindi la parte più impalpabile di noi, meno evidente e più profonda? E il nostro modo di pensare e affrontare la vita? La relazione con noi stessi, poi (autostima)?
Che dite, il lavoro che fate vi gratifica? Vi sentite appagati oppure frustrati nella relazione di coppia? LA vostra vita sociale corrisponde a ciò che avete sempre desiderato? Quanto tempo dedicate a voi stessi, a prendervi cura della parte più autentica di voi? Avete la capacità di creare momenti di relax pieni, totali, fatti di silenzio e di introspezione? Sapete stare bene con voi stessi, in sani momenti di solitudine? Il vostro modo di pensare nel quotidiano è positivo o scettico-negativo? Avete un progetto per il vostro futuro? E questo progetto vi entusiasma o è un piano B, vostro malgrado? Cosa siete disposti a fare, in concreto, per garantirvi un futuro più vicino ai vostri desideri? Richard Bandler, il papa della PNL ripeteva: “resto sempre meravigliato nel vedere come le persone dedichino più tempo a programmare le ferie, che il proprio futuro”.
I 3 FATTORI CHE IMPEDISCONO DI PRENDERSI CURA DI SÉ
Le ragioni per cui risulta così difficile prendersi cura di sé in modo sostanziale possiamo sintetizzarli in 3 fattori:
- FATTORE N. 1
siamo in un mondo fatto di immagine, per cui siamo addestrati sin da piccoli a prenderci cura di ciò che si vede e trascurare o nascondere il resto; - FATTORE N. 2
siamo sin da piccoli allenati ad usare la parte razionale della mente e per nulla abituati a sentire le emozioni e prenderci cura dei nostri stati emotivi; - FATTORE N. 3
siamo continuamente distratti dal mondo esteriore, dagli input che derivano da fuori e per nulla abituati a sentire “dentro”, all’introspezione.
COSA POSSIAMO FARE DI NUOVO?
Tutti noi abbiamo bisogno di fermarci ogni tanto e il lockdown conseguente alla Pandemia ha contribuito in questo senso. Siamo stati costretti per due anni a fare i conti con la distanza, la solitudine e la riorganizzazione di stili di vita e di abitudini. non a caso le Big Qui o Great Resignation sono la conseguenza nel mondo del lavoro di una nuova consapevolezza di giovani e meno giovani, non più disposti a dedicare la vita al lavoro, magari in condizioni poco sane e senza soddisfazioni.
Abbiamo bisogno come non mai di staccare dai device digitali che ci connettono al mondo, per trovare il tempo e creare lo spazio per connetterci a noi stessi.
Va recuperato il valore del SILENZIO, il valore del TEMPO e dello SPAZIO per poter sentire emozioni, bisogni, fantasie, desideri. Siamo ipertrofici di testa, pensiamo sempre, tanto, troppo e spesso male, perché pensiamo sempre le stesse cose.
Prendiamoci dunque questo tempo e questo spazio e invece di aver paura di noi e di ciò che potrebbe emergere, abbracciamo chi siamo ora, facciamo pace con noi stessi e coltiviamo la self empathy.
Così come alleniamo il corpo, ricordiamoci di allenare anche la mente.
È per questa ragione, che dopo oltre 25 anni di esperienza e migliaia di persone seguite nei percorsi di crescita con il coaching ho negli ultimi anni creato un seminario che è molto di più di un momenti di formazione e di pratica: è un viaggio dentro di sé, un momento in cui poter fare quel reset che a volte ci serve per ripartire meglio e dare un senso, una direzione alle nostre azioni.
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