È stato un bellissimo evento quello svoltosi ieri al Palazzo delle Stelline organizzato dallo Studio Martelli e da ICE (Istituto per il Commercio Estero): Expo2Expo – Da Milano 2015 a Dubai 2020. Tre ore dedicate al tema dell’internazionalizzazione dell’impresa italiana verso Dubai e il Middle East. Questi Paesi, non più emergenti, perché oramai emersi da tempo e impostisi come un punto strategico nell’economia e commercio mondiale, sono in fortissima espansione. Il genio italico, la qualità del prodotto, tuttavia, non bastano a strutturare un business importante in queste aree. Questa la partenza del convegno, che ha evidenziato come sia indispensabile per poter avviare un processo di internazionalizzazione serio ed efficace conoscere la cultura locale, usi e costumi, gli scenari economici, il mercato locale, la normativa e avere un partner locale.
I quattro pilastri dell’internazionalizzazione
I relatori hanno così affrontato i quattro pilastri di un progetto di internazionalizzazione serio:
- La conoscenza dei mercati internazionali e dei trend in atto negli ultimi anni, su cui fondare un business plan e un business model vincente (Prof. Fabio Sdogati – Ordinario di Economia Politica Internazionale a MIP di Milano)
- L’importanza di una strategia chiara, di una vision che guidi le scelte e di una mentalità imprenditoriale positiva ed efficace (Dott. Mario Alberto Catarozzo – Business Coach)
- Il valore della conoscenza non solo della normativa societaria e fiscale, ma anche della cultura locale per poter operare scelte efficaci (Avv. Gian Battista Martelli)
- Il valore di una comunicazione efficace, mirata e opportuna frutto della conoscenza della cultura locale (Dott.ssa Lorenza Bassetti – Esperta di comunicazione, titolare di AD MIRABILIA)
Come può il coaching sostenere i processi di internazionalizzazione?
Coaching e processi di internazionalizzazione, questo è l’argomento che ho avuto il piacere di affrontare durante il convegno, in qualità di business coach che affianca e supporta organizzazioni, imprese e studi professionali nei processi di sviluppo. Cosa serve dal punto di vista strategico, ad una impresa che vuole internazionalizzare e quindi allargare il proprio mercato verso i Paesi del Middle East? Innanzitutto serve una mentalità strategica, quindi una vision chiara, obiettivi ben definiti, i migliori partner come consulenti e flessibilità operativa.
Senza obiettivi chiari e definiti non sapremo se la direzione intrapresa è quella giusta, se durante il percorso stiamo sbagliando qualcosa e non avremo modo di “misurare” e quindi di migliorare le nostre performance nel tempo.
Senza una strategia potremo essere dotati di tanto entusiasmo, ma rischieremo di procedere ad istinto, “a naso”, con tutte le conseguenze del caso, lasciando alla fortuna tappo spazio di azione.
Senza consulenti preparati e seri, rischieremo di accorgerci durante il cammino di aver scelto compagni di viaggio non idonei e quindi di sentirci esposti al caso e all’improvvisazione.
Senza una mentalità flessibile, il rischio è di demoralizzarsi al primo ostacolo, di irrigidirsi nelle scelte e di desistere alle prime difficoltà. Ricordiamoci sempre che gli occhi devono essere puntati sulla meta e la strategia dovrà sapersi adattare alle circostanze per permetterci di raggiungere la meta prefissata. La “magnifica ossessione”, come la chiamava Steve Jobs, dovrà farci da stella polare e la determinazione da benzina del nostro cammino.
Vi lascio alla presentazione di questa parte di business coaching dell’evento.
A presto!