Associati, in società o in condivisione di spese, lo Studio professionale cambia pelle e diventa grande. Le compagini di Studio risultano sempre più strutturate e di grandi dimensioni. Questo per rispondere meglio alle sollecitazioni del mercato, alle richieste dei clienti ed essere così più competitivi. Tutto ok, fin qui. Ma la sfida della competitività si vince sull’efficienza dei servizi e dell’organizzazione. È come giocare in squadra: se la mentalità è da solista, la squadra ne risente fino ad implodere. Così è per lo Studio di medie-ampie dimensioni. Vogliamo che funzioni? Bene, va abbandonata la mentalità del “faccio tutto io” e va sposata la filosofia del team. I risultati, d’ora in poi, saranno di tutti e raggiunti dal gruppo, non più dal singolo o dei singoli.
Ma come in ogni squadra anche nello Studio c’è bisogno di una figura di riferimento, di un team leader, di un allenatore, un coach. Sarà infatti questa figura a guidare le azioni del collettivo, a motivarlo, indirizzarlo e coordinare gli sforzi. È il leader ad avere la vision e a trasmetterla. Sarà da un lato un ispiratore e dall’altro un motivatore. Sarà colui che catalizza gli sforzi dei singoli in una visione collettiva e che ha “in mano” le sorti del gruppo.
Uno Studio con dipartimenti e livelli gerarchici di professionisti deve avere momenti di condivisione, collettivi, che hanno insieme funzione di coordinamento “tecnico”, ma anche di mantenere alta la motivazione e consolidare il senso di appartenenza del gruppo. A gestire questi momenti dovrà essere il team leader (o uno dei team leader) dello Studio.
Far parte di un collettivo non basta: bisogna “sentirsi” parte di un collettivo, sapere ciascuno che ruolo ha, quali funzioni deve assolvere, quali aspettative si ripongono in lui e quali responsabilità deve affrontare. E soprattutto è indispensabile sentire il gruppo intorno a sè, sapere che all’occorrenza c’è chi coprirà la “posizione” che ho lasciato scoperto, sapere che come me tutti sono disposti a sacrificarsi per il bene comune, che si vince o si perde tutti insieme, proprio come in una squadra. Il coaching aiuta a fare tutto questo. Che sia condotto sulla leadership dello Studio per condividerne con i soci la cultura (leadership) che poi saranno questi ultimi a trasmettere ai collaboratori, oppure al team nel suo insieme (team coaching), in ogni caso ogni vero e duraturo cambiamento passa attraverso le menti e le coscienze delle persone.
Solo quando il libero professionista si “sentirà” (e non solo saprà di essere) a capo di un gruppo, con cui condivide le sorti, le aspettative, i progetti e i risultati, solo allora sarà diventato “maturo” per condurre (invece di “servirsi”) uno Studio organizzato verso mete non più solo individuali, ma collettive. Finito l’individualismo, comincia la cultura del team.