1979, avevo dieci anni. Mio fratello quindici, e in casa entra un album. Già, di quelli neri, di vinile, che sembravano supporti per la pizza. Sopra c’era scritto Banana Republic con la foto di due tizi, barbuti con cappello e occhiali scuri, Lucio Dalla e Francesco De Gregori. E’ l’anno in cui papà ci compra anche lo stereo, un mitico Sansui dalle manopole grandi come bicchieri. Come spesso capitava con i fumetti – che custodiva gelosamente il mio fratellone (ah, gli Zagor) – anche gli LP venivano trafugati, regolarmente in sua assenza. Volevo come tutti i bambini essere grande, fare le cose dei grandi. E’ così che “Ma come fanno i marinai”, “Santa Lucia”, “4 marzo 1943”, “Quattro cani”… non andranno più via. E oggi, ho pianto… Chissà se era il bambino di allora o il quarantenne di oggi, o forse tutti e due insieme abbracciati. Ma che importa. E’ brutto quando persone che ti accompagnano nella tua vita da sempre ad un certo punto…vanno via. Non le pensi certo tutti i giorni, ma sai che ci sono. All’inizio ascolti mille volte le loro canzoni, ne hai bisogno, poi d’un tratto non ne senti più il bisogno, le hai assorbite. Ti basta canticchiarle di tanto in tanto, ritrovarle su Youtube, sentirle in un bar o in una via e d’un tratto la macchina del tempo fa il suo e ti riporta in un lampo là, dove tutto è cominciato. E così sai, impari, che si può tornare indietro, bambini, a volte facilmente. E sempre con piacere.
Come dimenticare una mitica vacanza in nord Europa. Agosto 1983, in giro per Amburgo su una A112 Abarth color nocciola sbiadita, con a palla Piazza Grande di Lucio a riempire i vialoni sterminati di una fredda città tedesca. Noi, italiani, siamo lì, chiassosi e felici a fare la nostra parte. Io, il mio fratellone e Tonino, suo amico, mio amico, già da anni in giro per il mondo a dare un senso alla sua vita.
“A modo mio, quel che sono l’ho voluto io – cantava – … e se non ci sarà più gente come me, voglio morire in Piazza Grande tra i gatti che non han padroni come me, attorno a me“.
Bello aver fatto un pezzo di strada insieme, continuerai a farci compagnia Lucio.
Dal bambino, dal quarantenne ti saluto con il tuo amico di sempre, De Gregori:
“…per gli amici che vanno e ritornano indietro
e hanno perduto l’anima e le ali
per chi vive all’incrocio dei venti
ed è bruciato vivo
per le persone facili che non hanno dubbi mai
per la nostra corona di stelle e di spine
per la nostra paura del buio e della fantasia“.