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Finita la pandemia, che da due anni ci ha cambiato ogni aspetto della vita, ci troviamo oggi a fare i conti con i cambiamenti in atto. Già prima del 2020 erano moltissimi i cambiamenti che stavano interessando ogni aspetto sia in ambito lavorativo, quanto nella vita privata. La tecnologia fa da grande onda che porta con sé tante nuove forme di innovazione.

Dall’analogico al virtuale 3D

Per migliaia di anni l’essere umano ha vissuto solo una dimensione: l’analogico. Le persone potevano relazionarsi solo in presenza tra di loro e confrontarsi solo con la realtà materiale, salvo viaggiare con la propria mente e il proprio spirito in una dimensione mistica e filosofica. 

Da metà anni ’90 tutti noi abbiamo fatto esperienza di una nuova realtà: il digitale. Una nuova dimensione si è aggiunta alle nostre esperienze e il digitale, attraverso Internet soprattutto, ha cominciato a filtrare nelle nostre vite diventando oggi un tutt’uno con l’analogico. I due anni di pandemia non hanno fatto altro che espandere a livello globale tale dimensione e coinvolgere anche i più restii al cambiamento. Oggi tutti usano Internet, i social, le videochiamate e videoconference, sia per mantenere le relazioni sociali, sia per lavoro (basti pensare alle udienze on line, ai depositi telematici, alle nuove modalità per relazionarsi con la pubblica amministrazione, alla didattica a distanza). Ogni settore è stato letteralmente trasformato dal digitale: dall’editoria al food, dall’automotive alla sanità, all’agricoltura, al real estate.

La terza fase della trasformazione dell’esperienza umana è appena cominciata ed è ogni giorno in evoluzione esponenziale: parliamo della realtà virtuale. Stiamo parlando del Metaverso, che con il suo mondo 3D sta crescendo giorno dopo giorno e si fonderà in poco tempo con il digitale e l’analogico, costruendo una realtà sintetica completamente nuova per l’essere umano. Potremo così avere seconde e terze possibilità, avere un avatar nostro alter ego, muoverci in un mondo parallelo, ma non separato (come molti pensano) da quello analogico a cui siamo abituati. 

Ebbene, partendo da questo scenario evolutivo, che coinvolge società, business, professione, aspetti individuali, vediamo i professionisti come possono oggi fare i conti con questi cambiamenti epocali e trovare soluzioni adattive e strategiche per condurre la propria attività professionale con soddisfazione economica e morale. 

Ascolta il podcast

Metaverso: nuove opportunità per gli avvocati

Una nuova dimensione della professione

Partiamo da due assunti, che ci sentiamo di dire essere certi:

  1. Il cambiamento sarà la costante nel futuro e una mentalità aperta e flessibile sarà il miglior atteggiamento per affrontarlo e gestirlo.
  2. Da soli si va più veloci, ma non si va lontano. Conseguenza è che i professionisti (avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro, notai, architetti, ingegneri) hanno bisogno di trasformare la propria cultura e la propria mentalità da individualista a collettiva. Ciò comporta, in concreto, entrare nell’ottica che i risultati importanti si ottengono in team e non più da soli, che l’invidia è un sentimento che non aiuta, che la competizione serve se è sana, quindi focalizzata al proprio miglioramento e non alla critica del concorrente.

Cosa sta accadendo e cosa ci attende nel mercato professionale

Aggiungiamo a questi due assunti di partenza tre corollari, che ne rappresentano la conseguenza:

  1. Il mercato delle professioni da qui in poi richiederà specialisti e non più generalisti. Ciò comporta che sia necessario avere una cultura generalista di base nella propria materia, con focalizzazione su un determinato settore o disciplina, dove diventare i migliori, un punto di riferimento sul mercato. L’avvocato, per esempio, non avrà più mercato se generalista, se non nei piccoli centri, in quanto le aziende clienti e anche le persone fisiche richiederanno lo specialista, per esempio, del diritto del lavoro, con particolare focus lato azienda piuttosto che lato lavoratore. Insomma, il mercato dei legali, così come dei commercialisti e dei consulenti del lavoro, si avvicinerà al mercato dei medici, dove il medico di famiglia rappresenta solo un primo punto di riferimento per poi individuare lo specialista utile al caso di specie.
  2. Il mercato richiederà strutture multidisciplinari, pertanto gli studi professionali si avvicineranno sempre di più a società di servizi multidisciplinari, dove l’utente troverà diverse specializzazioni della stessa professione (per esempio commercialisti esperti di spa, piuttosto che di fiscalità internazionale o di terzo settore) e specialisti appartenenti a professioni diverse (commercialisti, consulenti del lavoro, legali, coach, esperti di comunicazione, esperti negoziatori). La regola sarà il “tutto intorno a te”, perché il tempo è poco, le normative sempre più complesse e multidisciplinari e l’utente richiede soluzioni già integrate con il parere di più esperti.
  3. Il passaparola tradizionale sarà (lo è già) sostituito dal passaparola digitale e da altri canali di business development. Il marketing è entrato già a far parte delle esigenze dello studio professionale, così come il digitale. Pertanto, ogni studio necessita di una presenza on line mediante un buon sito Internet, di visibilità mediante attività SEO e SEM, di presenza sui social network, a cominciare con i profili dei singoli su Linkedin e della company page di studio. Saranno necessari piani strategici di comunicazione, piani editoriali, strategie media, nonché una vision chiara e un’organizzazione di studio completamente rinnovata rispetto al tradizionale studio che conosciamo.

Non fare nulla oggi è come affrontare il mare con onde grandi con una barchetta a remi, che ci ha portato a spasso in futuro, ma quando il mare era calmo come l’olio. Essere intelligenti, nel senso evolutivo del termine, significa cogliere velocemente il cambiamento, saperlo interpretare e saper trovare soluzioni adattive. Non significa giudicarlo od opporsi ad esso.

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I nuovi modelli di business e organizzativi per gli studi professionali

Alla luce delle considerazioni di cui sopra, chiediamoci dove dobbiamo mettere mano nel nostro studio e cosa ci serve per poter affrontare il prossimo futuro che ci viene incontro a grandi passi.

Partiamo dall’organizzazione dello studio professionale. Se “l’unione fa la forza”, allora dobbiamo capire quale struttura vogliamo adottare per il nostro progetto professionale futuro. Le soluzioni organizzative tra cui scegliere sono:

  • Studio associato
  • Stp
  • Sta (se avvocati)
  • Società di servizi
  • Rete professionale

Non menzioniamo la “condivisione di spese”, perché non è un vero modello organizzativo, ma una semplice condivisione materiale di spazi, con l’accordo di condividere le spese comuni. Non si differenzia, concettualmente, da co-working, che oggi sta prendendo molto piede, soprattutto nelle grandi città. La differenza è che nel co-working c’è un soggetto terzo che concede in locazione gli spazi e ne organizza la gestione, mentre nella condivisione sono i condividendi che si accordano per prendere lo spazio e gestirlo direttamente, salvo dividere pro quota le spese.

Come capirete bene, la scelta del modello organizzativo è una scelta strategica prodromica al modello di business, perché impatterà sugli aspetti fiscali, finanziari, di governance, di marketing dello Studio e della sua attività. Pertanto, la scelta organizzativa è già una scelta di modello di business, di cui abbiamo parlato in un precedente articolo di questo blog.

Alla base del modello organizzativo e del conseguente modello di business ci dev’essere una mentalità e una cultura orientata alla condivisione e al gioco di squadra. Approcciare questi modelli con la mentalità individualista è come scendere in campo con la propria squadra e pensare solo a sé. Non si andrà lontano e non si vivrà bene.

La scelta del modello organizzativo e di business avrà, inoltre, impatto sul brand che si andrà a creare, sulla gestione della sua reputation nella realtà digitale di Internet e analogica, comporterà la creazione di uno staff in studio che possa fare da cerniera tra i diversi settori professionali e dare linfa, energia e supporto ai professionisti: responsabili comunicazione e marketing, office manager, responsabili IT, HR, direttori generali, responsabili BD. Lo studio non è più, quindi, fatto da professioni e basta, ma da chi si occupa di aspetti professionali e chi di aspetti gestionali ed entrambi sono fondamentali allo stesso modo.

Ultimo impatto della scelta del modello di business lo troviamo nel business plan. Anche di questo abbiamo più volte parlato, è il documento che verifica la sostenibilità economica delle attività e permette previsioni e scelte strategiche in ambito finanziario (dove allocare le risorse). Vuol dire che l’attività previsionale tipica del manager entra in studio; vuol dire che si comincia a ragionare per centri di costo e di ricavi; vuol dire che si allocano risorse (si “mettono a budget”) e che invece di parlare di costi, si comincia a parlare di investimenti. 

Tutte le strategie conseguenti sulle scelte di target di clientela, di posizionamento sul mercato, di branding, di selezione dei talenti, di rispetto della sostenibilità in tutti i suoi aspetti, verranno di conseguenza e delineeranno le scelte di business (i “modelli”, appunto) che lo studio adotterà per portare valore al mercato e a sé stesso.

La partita, cari professionisti, è aperta. E che vincano i migliori.

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Leggi anche: “Il brand dei liberi professionisti: così avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro si distinguono nel mercato professionale?”


Mario Alberto Catarozzo

Formatore, Business Coach professionista e Consulente, è specializzato nell’affiancare professionisti, manager e imprenditori nei progetti di sviluppo e riorganizzazione.
È fondatore e CEO di MYPlace Communications, società dedicata al marketing e comunicazione nel business. Nella sua carriera professionale è stato dapprima professionista, poi manager e infine imprenditore. Per questa ragione conosce molto bene le dinamiche aziendali e del mondo del business. Si è formato presso le migliori scuole di coaching internazionali conseguendo le maggiori qualifiche del settore.
Collabora con Enti, Istituzioni e Associazioni professionali e di categoria e lavora con aziende italiane e internazionali di ogni dimensione, dalle pmi alle multinazionali.
È autore di numerosi volumi dedicati agli strumenti manageriali e di crescita personale e professionale. È direttore della collana Studi Professionali di Alpha Test Editore e autore de “Il Futuro delle professioni in Italia” edito da Teleconsul editore.
Professional Certified Coach (PCC), presso la International Coach Federation (ICF).
Per sapere di più sulle attività di formazione, coaching, consulenza e marketing visita i siti:

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Per info e contatti: coach@mariocatarozzo.it.