Anche i politici italiani finalmente si dedicano a questa delicata arte del parlare in pubblico, il public speaking, invece di improvvisare.
Matteo Renzi, al di là del credo politico di ciascuno, effettivamente va detto che sa parlare in pubblico. Dote o studio? Stessa cosa allora si potrebbe anche chiedere per Berlusconi, altro grande speaker. Se andiamo oltre confine, troviamo certamente Barak Obama, Bill Clinton e potremmo continuare fino ad affondare nella notte dei tempi con Kennedy, Reagan e tornare ai giorni nostri con Blair e Fini. L’elenco potrebbe continuare a lungo, ma nell’elenco troveremmo pochi nomi italiani e molti anglosassoni.
Dono di natura o studio?
Parlare in pubblico è sicuramente da un lato una dote di natura, ci vuole una certa predisposizione, ma per il resto il talento va allenato e consolidato. E allora chi non è nato con questa dote è spacciato? No di certo. Chiunque con un buon allenamento, un buon coach, e molta determinazione può ottenere risultati. Certo, chi ha già una predisposizione, come negli sport, parte avvantaggiato e probabilmente otterrà risultati migliori e più velocemente, ma per gli altri non disperare.
Public speaking significa saper parlare?
Va sempre considerato che l’arte del saper parlare, della retorica e della dialettica non basta per essere buoni speaker. Il saper parlare non è sinonimo di saper comunicare, cioè mettere in comune. In questo caso il saper mettere in comune con il proprio audience. Pensate anche al Pontefice: nella storia si sono alternati Pontefici con grandi doti oratorie in pubblico, molto comunicativi e vissuti come vicini dalla gente, e personalità meno carismatiche da questo punto di vista. L’attuale Pontefice, Papa Francesco, è sicuramente un grandissimo comunicatore. E ricordiamoci che non si comunica solo con le parole, anzi, si comunica soprattutto con il paraverbale (uso della voce) e con il linguaggio del corpo (gestualità, postura, vestemica, prossemica, aptica, sguardo, espressioni del viso).
Per le ragioni appena elencate, essere un buono speaker comporta saper usare opportunamente il linguaggio (metafore, associazioni, storytelling, registro linguistico…), ma anche la voce (tono, volume, ritmo, pause, accenti tonici) e il linguaggio del corpo: dalla gestualità sintonica, alla gestione dello spazio intorno a sé nei movimenti (prossemica) alle espressioni del viso, allo sguardo, alla postura del corpo, al vestiario…
Alcune cose vengon spontanee, altre meno. In ogni caso avere un’attitudine significa in teoria saper fare, avere una competenza significa saper fare intenzionalmente qualcosa.
A presto!