Si chiamano presupposti o convinzioni le idee da cui partiamo inconsapevolmente (a volte anche consapevolmente) e che poi con un percorso logico ci portano a determinate conclusioni.
Peccato che se i presupposti non sono corretti o non corrispondono alla realtà dei fatti, anche le conclusioni saranno di conseguenza errate.
Tutti noi partiamo da presupposti non sempre corretti, o per mancanza di informazioni, o per convinzioni e credenze che inficiano il nostro giudizio sui fatti.
Qualcosa di simile accade anche nella professione dove pensiamo di sapere cosa pensano i nostri clienti dei nostri servizi.
Poiché riteniamo di operare con diligenza, con passione e con cura, siamo sicuri (a volte lo speriamo, quantomeno) che i nostri clienti percepiscano questo valore e questa cura del nostro agire.
Qualche lettore potrebbe ora pensare che in realtà lui non sa cosa pensare del giudizio dei propri clienti, o che addirittura è certo che i propri clienti non percepiscano il valore della prestazione offerta.
In entrambi i casi, se ci pensate bene, la situazione è ancora più grave, perché siamo consapevoli di non essere apprezzati adeguatamente e non facciamo nulla per modificare la situazione.
È un po’ come se vendessimo un prodotto e siamo costretti a venderlo ad un prezzo inferiore perché non riusciamo a farne percepire il valore intrinseco.
Cosa manca in questi casi?
Una comunicazione efficace, ecco cosa manca.
Molti pensano che sia un di più, qualcosa poi non così importante, invece la comunicazione è fondamentale per il successo personale e professionale.
Ciò non vuol dire che il contenuto passi in secondo piano, ma che va valorizzato al meglio, sia per essere sicuro che venga percepito correttamente, sia per ottimizzare gli sforzi compiuti per erogarlo.
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Cosa cerca oggi il cliente nella relazione con il consulente?
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Immaginate di produrre dei fantastici abiti sartoriali di pregiato tessuto e poi questi vengano messi alla rinfusa in vetrina in negozio.
Vi garantisco che il valore di questi abiti verrebbe mortificato dalla forma con cui vengono presentati.
Che peccato!
All’opposto, c’è chi propone abiti di scarsa fattura e di materiale scadente e riesce a venderli oltre ogni aspettativa, deludendo nel tempo la buona fede del pubblico.
Ecco, non proponiamo certo questo.
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Tra il vendere fuffa, truffare, millantare e valorizzare un contenuto c’è una bella differenza.
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In un’epoca in cui la comunicazione è divenuta centrale e le informazioni certo non mancano, saper valorizzare, informare e condividere è un’arte che anche i professionisti devono acquisire accanto alle tradizionali competenze.
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