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Lo Studio professionale non è una squadra! Anche se…

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È importante fare “spogliatoio” anche in Studio, esattamente come accade nello sport per una squadra. Questo perché uno Studio professionale con una propria organizzazione di professionisti e collaboratori rappresenta un team, una squadra, appunto. Ciò che invece mi sento rispondere e leggo tra le rughe meravigliate sulle fronti dei miei interlocutori avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro e notai è che lo Studio professionale è uno Studio e non una squadra di calcio o di pallavolo.

Ok, prendiamo atto di ciò. È da qui che dobbiamo partire. Il sentire comune è oggi che lo Studio ha dinamiche e logiche molto diverse, per quel che riguarda gli aspetti motivazionali e di coesione, rispetto ad una squadra sportiva. Ma sarà proprio così? Siamo certi che le logiche del fare gruppo, dell’essere coesi, dell’essere tutti focalizzati verso un risultato comune, del lavorare in sincronia, siano così diverse?

Mi rendo anche conto che lo Studio professionale fino ad oggi è stato per lo più inteso come lo Studio DEL professionista che vi dava il nome, ci metteva la faccia, operava in prima persona e che, soprattutto in contesti più piccoli, si avvaleva di organizzazioni assai limitate, a volte limitate a lui, il praticante e la segretaria.

Ma è ancora così oggi? E soprattutto, sarà ancora così da qui ai prossimi anni? Da buon coach guardo avanti e il presente mi serve per sapere da dove partiamo, ma è il futuro ciò che ci interessa costruire, per cui è lì che il mio sguardo si focalizza per capire le strategie migliori da seguire in funzione degli obiettivi.

Lo Studio professionale sta cambiando pelle, in linea con i mutamenti dei tempi, repentini e profondi. Si va verso contesti organizzativi più articolati: aggregazione di professionisti in condivisione di spese, associazioni tra professionisti o Stp. Ciò che dobbiamo sapere, allora, per evitare disfunzioni e frustrazioni, è che un’organizzazione di persone, un team, è composta sempre e comunque da esseri umani. Pertanto, che siano una squadra di pallavolo, di pallacanestro, di calcio, oppure un gruppo di avvocati, di commercialisti o architetti, in ogni caso sono persone che dietro la cravatta o il tailleur nutrono aspettative, desideri, delusioni; che hanno bisogno di gratificazioni, di guida, di obiettivi da raggiungere; che hanno momenti down e momenti up; che hanno bisogno di sfogarsi e di condividere; che hanno bisogno di coerenza e che spesso agiscono in modo incoerente. Insomma, sono persone che messe a lavorare insieme diventano un gruppo dove ciascuno ha propri obiettivi, caratteristiche personali e professionali e lavora per obiettivi propri e per un obiettivo comune.

Non tener conto di questo e trattare il team con il pugno di ferro, in modo autoritario e basta, o con il vecchio principio del bastone e la carota, senza momenti di condivisione dei successi e di motivazione di fronte ai problemi, senza considerare le leve motivazionali dei singoli e del gruppo, può essere alla lunga fonte di problemi. Fare “spogliatoio”, esattamente come si fa con i giocatori, è un momento clou nella vita di uno Studio. È in quel momento, in una riunione corale di tutti i collaboratori di Studio a ciò dedicata che emergeranno i problemi relazionali, i conflitti, i dissapori, le delusioni, le incomprensioni, le aspirazioni frustrate, le potenzialità sopite. È in quel momento che le persone si guarderanno in faccia e scopriranno di essere un team  e non dei solisti. Vi risulta che in un’orchestra suonino da soli e solo nelle manifestazioni ufficiali si trovino tutti insieme? No di certo. Ah, già, dimenticavo che lo Studio non è neppure un’orchestra. Ma che sarà mai allora uno Studio professionale, tanto più se con un’organizzazione articolata? Come andrà trattato? Con diffidenza, perché tanto prima o poi i professionisti se ne vanno e si portano via i clienti? Con autoritarismo perchè le regole le pone chi da lo stipendio?

Invece, esattamente come accade in una squadra, il dominus dovrà saper leggere sui volti dei sui giocatori il clima della squadra e saprà quando è utile stringerli tutti per motivarli di fronte ad un momento difficile e gratificarli di fronte al successo. Il dominus, i partner di Studio dovrebbero conoscere i propri giocatori e sapere quanto sono importanti i momenti di condivisione corale. Chi ricopre quel ruolo deve sapere che non è più solo un giocatore che scende ogni mattina in campo, è anche un manager di altre persone, è un team leader. Quota parte del suo tempo dovrà dedicarla a questa funzione, i risultati non tarderanno ad arrivare, anche nello Studio professionale.

Non ci credete? Fate bene, sempre meglio toccare con mano.: fate un test (serio) in Studio per saggiarne il clima e sappiatemi dire.

Mario Alberto Catarozzo

Formatore, Business Coach professionista e Consulente, è specializzato nell’affiancare professionisti, manager e imprenditori nei progetti di sviluppo e riorganizzazione.
È fondatore e CEO di MYPlace Communications, società dedicata al marketing e comunicazione nel business. Nella sua carriera professionale è stato dapprima professionista, poi manager e infine imprenditore. Per questa ragione conosce molto bene le dinamiche aziendali e del mondo del business. Si è formato presso le migliori scuole di coaching internazionali conseguendo le maggiori qualifiche del settore.
Collabora con Enti, Istituzioni e Associazioni professionali e di categoria e lavora con aziende italiane e internazionali di ogni dimensione, dalle pmi alle multinazionali.
È autore di numerosi volumi dedicati agli strumenti manageriali e di crescita personale e professionale. È direttore della collana Studi Professionali di Alpha Test Editore e autore de “Il Futuro delle professioni in Italia” edito da Teleconsul editore.
Professional Certified Coach (PCC), presso la International Coach Federation (ICF).
Per sapere di più sulle attività di formazione, coaching, consulenza e marketing visita i siti:

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Per info e contatti: coach@mariocatarozzo.it.