La maggior parte dei convegni o seminari ci hanno abituato a vedere il relatore saldamente seduto al suo posto dall’inizio alla fine della relazione. Se ciò poi si accompagnava ad un andamento mono-tono del paraverbale ecco che, a prescindere dalla bontà dei contenuti, l’evento risultava in salita. Difficile, infatti, mantenere alta l’attenzione in tali condizioni (che è poi ciò che permette di memorizzare i contenuti).
Altra musica, invece, quando ci è capitato di partecipare a convegni o seminari dove lo speaker riusciva sapientemente a gestire lo spazio intorno a sé, muovendosi abilmente verso l’audience o parallelamente ad essa, come un attore consumato su un palcoscenico. Se poi a ciò si accompagnava un efficace uso della voce e del ritmo del discorso, il risultato non poteva che essere piacevole e coinvolgente.
È utile quindi chiedersi quanto sia importante la prossemica nel public speaking, intendendo con essa la capacità di gestire lo spazio intorno a sé per migliorare l’efficacia della comunicazione tra speaker e pubblico. Spesso, infatti, chi è chiamato a gestire discorsi o relazioni in pubblico si preoccupa sostanzialmente dei contenuti della relazione, tralasciando altri aspetti che invece sono di estrema importanza e che, a parità di bontà di contenuti, possono decisamente fare la differenza sul risultato finale. Uno di questi è appunto la gestione dello spazio intorno al relatore. Stare seduti immobili dietro al computer o ai fogli degli appunti e stare in piedi davanti al pubblico fa la sua differenza. Non solo. Stare in piedi e gestire con padronanza la postura del proprio corpo, in modo da evitare di dondolare, di muoversi a scatti o in modo scomposto, di sembrare goffi o impacciati, conta eccome. Saper tenere il centro della scena, dal momento che in quel frangente i veri protagonisti siamo noi, trasferirà un senso di padronanza, carisma e autorevolezza. Allo stesso modo, saper coinvolgere il pubblico con la gestualità delle mani, ancorare nello spazio concetti e immagini, dettare i ritmi dello speech, abbracciare tutto il pubblico con lo sguardo, trasmetterà un senso di partecipazione, di coinvolgimento e concorrerà a mantenere alta l’attenzione e l’interesse.
Ci sarà una ragione per cui i più grandi speaker del mondo relazionano sempre in piedi. Alcuni si muovono padroni della scena e delle emozioni del pubblico, altri sono piantati a terra come montagne e trasmettono quella sicurezza di chi sa bene il fatto suo. In ogni caso, al di là delle parole, saranno le emozioni che riusciranno a trasmettere e condividere col pubblico che quest’ultimo memorizzerà e ricorderà nel tempo.
Quanto appena detto vale in qualunque ambito, anche nei seminari e convegni giuridici dove, anzi, proprio perché il pubblico è abituato a vedere relatori immobili e stabilmente seduti in poltrona, noterà con piacere la differenza e si farà coinvolgere volentieri dallo speaker.
Grounding, centratura, respiro, focusing, ancoraggio sono tecniche che aiutano a raggiungere tali risultati con un po’ di allenamento.