Perché molto spesso le persone appena acquisiscono un pizzico di potere diventano poco gentili e a volte proprio antipatiche? Non salutano più, non rispondono più alle chiamate, mancano di ascolto, non si interessano più agli altri, trattano il prossimo dall’alto al basso. L’importanza può essere data dal ruolo ricoperto, dal patrimonio economico che si accumula, dalle conoscenze o dai titoli. Qualunque sia l’origine di tale illusione – l’essere diventati importanti – le conseguenze sono spesso le stesse. Un paradosso, vero?! Proprio perché si hanno determinate conoscenze, possibilità ed esperienze si dovrebbe diventare più empatici, più saggi e capire che, alla fine, è solo un gioco e che nessuno uscirà vivo di qui, come si suol dire.
La leadership gentile
Non è un caso che dopo decenni di modelli di leadership spesso orientati alle performance o al rispetto delle regole, quella che più sta tornando in auge oggi è la leadership gentile. Un modello basato sulla condivisione dei progetti, sull’ascolto attivo, sull’empatia e sulla motivazione dei collaboratori che passa non dai risultati – quelli vengono di conseguenza – ma dalla cura reciproca basata sulla gentilezza e non certo sull’assistenzialismo aziendale. Non c’entra nulla la bontà d’animo e tantomeno l’essere simpatici o voler apparire “amiconi” dei propri collaboratori per essere voluti bene. Qui il bene, non c’entra, o meglio, c’entra ma in una logica non di accaparrarsi consensi, bensì di rispettare le persone.
La leadership gentile, definita anche “kind leadership“, è uno stile di leadership dove al centro c’è la persona, come nel rinnovato Umanesimo Aziendale, che sta caratterizzando questo nuovo periodo storico del lavoro e delle organizzazioni. L’accento è sull’empatia, sulla comprensione e sulla condivisione nei confronti dei membri del proprio team. Non si tratta, dunque, di essere “accondiscendenti” o “morbidi”, ma di mettere al centro di ogni scelta l’umanità e la gentilezza, che diventa uno stile di gestione.
Il dna della leadership gentile
Perché uno stile di leadership possa definirsi “gentile” deve connotarsi per:
- Empatia: i leader con tale stile cercano di capire i sentimenti e le prospettive delle persone che guidano. Ascoltano attentamente, cercando di comprendere le preoccupazioni e le sfide dei collaboratori che compongono il team.
- Compassione: intesa nel senso etimologico del termine (cum-patere); dimostrano una preoccupazione genuina per il benessere dei loro dipendenti. Questo può includere il supporto per l’equilibrio tra lavoro e vita privata, l’incoraggiamento del benessere mentale e la comprensione nei momenti di difficoltà.
- Pazienza: sanno bene che il cambiamento richiede tempo e che le persone apprendono e si adattano a ritmi diversi. Mostrano dunque pazienza e forniscono supporto durante questi periodi.
- Comunicazione positiva: favoriscono un ambiente in cui le persone si sentono a proprio agio nel condividere idee, esprimere preoccupazioni o fare domande. Questo coinvolge ascoltare attivamente e fornire feedback costruttivi.
- Autenticità: i leader gentili non fingono di essere qualcuno che non sono. Mostrano la loro umanità, compresi i loro punti di forza e le loro debolezze, il che può aiutare a costruire la fiducia.
- Inclusività: sanno valorizzare tutte le opinioni e cercano di garantire che ciascuno si senta valorizzato e incluso. Questo può includere la promozione della diversità e l’inclusione nel luogo di lavoro.
- Umanità: riconoscono che tutti possono commettere errori e mostrano gentilezza anche in queste circostanze. Piuttosto che punire severamente, cercano di usare questi momenti come opportunità di apprendimento e di crescita.
- Apprezzamento: Riconoscono e apprezzano l’impegno e il contributo dei membri del loro team.
A cosa punta la leadership gentile
Un leader gentile si concentra certo sui risultati, ma prima ancora si preoccupa che le persone siano messe nella condizione per poter raggiungere gli obiettivi posti, diventandone i protagonisti. Obiettivi, risultati, coinvolgimento, rispetto e condivisione sono le linee guida di questo stile di leadership, che oggi i giovani cercano nelle organizzazioni di lavoro. Questo stile di leadership può contribuire, dunque, a creare un ambiente di lavoro più positivo, incoraggiare la collaborazione e aumentare la soddisfazione e la produttività dei dipendenti.
E negli studi professionali?
Se la leadership gentile si sta diffondendo nelle grandi organizzazioni multinazionali e in molte realtà domestiche, un po’ diverso appare ancora oggi il panorama degli studi professionali. Studi legali, commercialisti, consulenti del lavoro e studi notarili stentano ancora a virare verso questo tipo di impostazione. L’idea è che il dominus abbia ancora un significato, nonostante la realtà restituisca feedback diversi. Probabilmente sarà questione di tempo, stiamo ad aspettare. Intanto, i giovani fuggono dalle professioni verso le aziende, vorrà dire qualcosa?
Continueremo ad approfondire nelle prossime puntate di questo blog il tema.
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