Ciò che non era riuscito a fare alcun avversario sul ring, lo fece la burocrazia a tavolino. Era il 1967 quando al campione del mondo Cassius Clay, oramai divenuto Muhammad Alì, venne tolto il titolo perché “renitente alla leva”. Alì si era rifiutato di partire per il Vietnam, manifestando pubblicamente la sua avversione alla guerra. Questo KO tecnico, tuttavia non lo fermò, finchè nel 1971 la Corte Suprema annullò la condanna, riammettendo Alì nel pugilato professionista. Da quel momento Alì non era più solo un campione sul ring, ma anche fuori dal ring. Divenne un’icona non solo per gli sportivi, ma anche per tutti coloro che combattevano per i diritti civili degli afroamericani, sostenendo le iniziative di Martin Luther King e di Malcom X.
Nell’incontro del secolo, tenutosi a Kinshasa nello Zaire il 30 ottobre 1974, Alì riconquistò il titolo mondiale che gli era stato tolto, stupendo il mondo per la sua determinazione, tattica e coraggio. KO tecnico a George Foreman all’ottava ripresa, questo fu l’epilogo del “The rumble in the jungle”, come fu ribattezzato l’incontro.
L’importanza di avere una strategia
Muhammad Alì non avrebbe mai riconquistato il titolo senza una tattica. Lui, 191 cm di muscoli e grinta, preparò l’incontro minuziosamente. Si allenò per mesi a Kinshasa andando a correre per le strade di questa cittadina alle 4 del mattino, orario in cui si sarebbe svolto l’incontro ufficiale, per adattarsi al caldo afoso africano. Si preparò atleticamente non solo per essere la solita “farfalla” sul ring e quindi coltivare l’agilità che lo aveva sempre contraddistinto. No, questa volta aveva studiato bene il suo avversario, molto più giovane di lui e molto potente fisicamente. Questa volta la tattica doveva essere diversa. Fu così che si allenò per aumentare la resistenza al dolore, per sviluppare i muscoli addominali laterali, per poter sopportare la scarica di pugni che ragionevolmente il suo avversario gli avrebbe riversato addosso.
Ma la sua strategia non si fermò qui, non si limitò alla parte atletica. Coinvolse anche gli aspetti psicologici dell’avversario e usò i media nel suo piano per innervosire l’avversario, sfidandolo pubblicamente e con veemenza al limite dell’aggressione verbale. Foreman era giovane e Alì voleva fargli perdere la testa perché sfogasse subito nei primi round la sua potenza e si stancasse prima. Non era ancora finita. Alì dichiarò più volte alla stampa che avrebbe volato sul ring, che l’avversario non sarebbe riuscito neppure a toccarlo… Altra strategia per far credere a tutti che avrebbe combattuto come sempre, di agilità prima ancora che di potenza.
Ogni strategia porta i suoi frutti
Il mondo restò stupito sin dai primi secondi di quello storico incontro a Kinshasa di come Alì fosse diverso. Non stava saltellando agilmente da una parte all’altra del ring, come aveva sempre fatto. No, stava lì quasi immobile a farsi colpire ripetutamente dai terribili colpi di Foreman. I primi cinque round andarono avanti così, finche i risultati della strategia di Alì cominciarono a vedersi. Foreman appariva stanco, aveva scaricato buona parte della sua furia e della sua potenza. Ecco Alì venir fuori. Ora cominciava a saltellare sul ring come eravamo abituati a vederlo; ora cominciava a girare attorno al suo avversario e stava preparando il colpo vincente, che arriverà all’ottava ripresa. KO al tappeto. La strategia aveva prodotto i suoi frutti.
Cosa ci insegna
Non basta avere entusiasmo, come non basta la determinazione e la grinta. “La potenza è nulla senza controllo” diceva una nota pubblicità. La forza di volontà, lo spirito di sacrificio rischiano di perdersi nel nulla senza produrre effetti se non sono incanalate in una strategia diretta verso un obiettivo. Come abbiamo molte volte affrontato in questo blog
partire senza una meta chiara è vagabondaggio e
avere una meta chiara senza una strategia definita è andare all’arrembaggio.
Se non volete rischiare di disperdere le vostre energie e sacrifici in mille tentativi e rivoli, allora prima di partire verso una meta investite il giusto tempo per definire una strategia adeguata e solo dopo agite con determinazione e grinta.
“Se mi chiedessero di abbattere un albero in otto ore, sei le dedicherei ad affilare l’accetta” diceva Abram Lincoln.
Non abbiate fretta di partire, dedicate prima il tempo necessario a definire il percorso, le tappe, gli strumenti, i compagni di viaggio e la tattica da seguire e solo dopo passate all’azione e date inizio al viaggio.
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