Una sera di fine 2009 mi capitò tra le mani in libreria “La fortuna non esiste” di Mario Calabresi, oggi direttore de La Stampa. Dopo poche righe della quarta di copertina avevo già capito che mi sarebbe piaciuto, e mi avrebbe fatto bene. E così fu. La sera stessa, tutto d’un fiato ne consumai le pagine riga per riga. Tante storie per raccontarne una: la fortuna non esiste. La fortuna, la tua fortuna, la crei tu. È nelle tue mani più di quanto tu non creda.
In Italia la crisi economica stava cominciando a farsi sentire, mentre al di là dell’Oceano, negli States, era nel pieno della sua virulenza. E Mario Calabresi, gli States, l’anno prima, proprio in piena crisi economica, li aveva girati in lungo e in largo per lavoro, ma anche attratto dalla forza che gli americani stavano dimostrando di fronte ad una botta del destino che poteva avere precedenti solo nella crisi del 1929. Una sola domanda filo conduttore di tutte le storie descritte: “che cosa accade nel cuore di chi cade e trova la forza di rialzarsi?“. Come si fa a reinventarsi per chi ha perso il lavoro? Come si fa a rimettersi in cammino quando ti è stato tolto da sotto i piedi? Dove si trova la grinta per darsi una seconda chance, per ricominciare?
Non vi nascondo che alcune storie le ho lette e rilette più di una volta, spesso quando avevo bisogno di coltivare più forte la speranza che a tratti vacillava di fronte ad un orizzonte che anche in Italia sembrava più nebuloso che mai e soprattutto smarrito da chi la rotta, come capitani della nave, doveva mantenerla e averla chiara, anche per noi.
Seminare è l’altra parola magica che mi ha conquistato di questi racconti. Tutti i protagonisti invece di affidarsi alla fortuna, all’aiuto che arriverà da qualcuno, prima o poi, agiscono, seminano: chi idee, chi lavoro pro bono, chi aiuto, chi progetti, ma seminano tutti, consapevoli che prima o poi il raccolto arriverà. Ci sono operai licenziati che dopo trent’anni di fabbrica ritornano dietro i banchi di scuola con accanto studenti che potrebbero essere i loro figli, per reinventarsi un futuro, migliore.
E poi dignità, ecco il terzo vero protagonista. Chi investe i soldi della liquidazione per fare corsi di specializzazione e rientrare nel mondo del lavoro, chi coltiva le aiuole della città, a gratis, per contribuire con il resto della comunità a far rinascere il suo quartiere, la sua città. Non si sta a casa se non si sa cosa fare, si fa in modo di crearselo un nuovo futuro.
Nella vita di sciascuno di noi, qualunque sia la sfida che abbiamo davanti, la botta che ci ha raggiunto, la caduta che abbiamo preso, per quanto rovinosa, la fortuna ricordiamoci che è nelle nostre mani e nei nostri cuori; la semina, dal canto suo, è un’operazione lenta, costante, che porterà i suoi frutti; la dignità, ciò che permette di guardarci e di guardare i nostri figli con animo sereno di chi ha dato il meglio, dovrà sempre essere la colonna sonora di ogni scelta che decideremo di realizzare.