Quali strumenti usa un manager? Poiché gestisce team di persone per il raggiungimento di risultati, la delega e il feedback saranno i suoi capisaldi. Il feedback è uno strumento di crescita molto importante per i collaboratori anche all’interno dello Studio professionale. La delega, intesa non come scaricare sugli altri, ma come incaricare altri coinvolgendoli, lo è altrettanto. Abbiamo avuto modo di vedere quanto la “cultura del feedback” e la “cultura della delega” non rientrino nelle abitudini del libero professionista, abituato ad agire in prima persona, ad “aprirsi il varco nella foresta col machete in mano”, e ben poco incline a delegare in modo proattivo e, di conseguenza, a restituire feedback utili ai collaboratori di Studio. Essere manager vuol dire avere a cuore i propri “uomini”, vuol dire prendersi cura del proprio team, mettersi al loro servizio quando serve, capirlo quando non parla, sentirlo quando non c’è. Ma che differenza c’è oggi tra il manager e il libero professionista che organizza la propria attività di Studio con collaboratori e staff? In realtà ben poche, sempre meno. Il manager gestisce altri per avere risultati rilevanti. Il libero professionista agisce e, se ha una organizzazione, gestisce anche lui altri verso obiettivi comuni. Dunque, il libero professionista ha due cappelli in testa che alterna: professionista e manager. Prenderne coscienza sarà una bella e salutare svolta.
L’avvocato, il commercialista e molti altri liberi professionisti provengono dalla cultura del fare, più che del gestire. La cultura manageriale, quindi di raggiungere obiettivi comuni attraverso team di collaboratori, non ha fatto parte del modo di agire del professionista.
Oggi, di fronte ai profondi cambiamenti in atto, la managerialità sta prendendo strada anche nello Studio professionale. Chi ha organizzato un team di collaboratori e staff in Studio deve, necessariamente, mettere in conto di dedicare quota parte del proprio tempo a gestire il team, a motivarlo, dirigerlo, formarlo. In quei frangenti, il buon vecchio libero professionista diventa un team leader, un manager appunto. In questi momenti il professionista-manager non si focalizza sull’attività (cosa che invece fa sempre), bensì sulle persone, sul team. Il suo obiettivo non è far andar bene le cose, ma fare in modo che il team funzioni, cresca, sia coeso. Il risultato, le performance e il raggiungimento degli obiettivi, ne saranno la diretta conseguenza.
L’avvocato, il commercialista sono abituati a “usare” i propri collaboratori per i propri scopi professionali, per i raggiungimento dei propri obiettivi di Studio (che è il suo e ha il suo nome). Un momento di passaggio fondamentale sarà dunque il riuscire a creare obiettivi comuni, saper coinvolgere e orientare tutti verso un obiettivo in cui tutti si riconoscano. Il team, allora, non è più uno strumento nelle nostre mani, ma parte stessa del progetto. È una svolta concettuale, culturale e di business importante, l’unica forse che oggi meriti davvero di essere compiuta per rimanere in gara, competitivi, performanti.
Dice Peter Druker, considerato uno dei padri del management mondiale: “I veri manager non parlano ai collaboratori dei loro problemi ma sanno come portare le persone a parlare dei loro“. Il professionista manager riuscirà con le sue capacità a lavorare per il suo team, non contro il suo team. Riuscirà a mettere a disposizione la sua esperienza per la crescita dei collaboratori, fili di un unico tessuto di Studio.
Quando il libero professionista maturerà questa nuova consapevolezza allora sarà davvero compiuta la svolta epocale che abbiamo davanti e le parole di Charles Darwin per cui è il più adattabile a sopravvivere e non il più forte avranno un significato anche in questo ambito.
L’orgoglio sarà poter dire non “sono il più forte” tra i professionisti, ma “sono stato il più reattivo al cambiamento ed eccomi qui pronto alle nuove sfide della professione”. Rinnovato, rigenerato, saldo come una montagna.
Con tutta la passione che mi accompagna sempre con i professionisti miei clienti, con cui affrontiamo e superiamo queste sfide culturali prima che organizzative, vi auguro di realizzare al meglio questo passaggio!