Professionisti, manager, imprenditori conoscono bene sia il mondo del business in cui operano, sia il mondo dello stress in cui sono immersi. Il periodo storico non ha poi certo aiutato a ridurre lo stress e tantomeno a rendere più fluido il business. La pandemia del 2020, ancora in pieno svolgimento, non ci aiuta né a lavorare meglio, né a stare tranquilli. Incertezze, cambiamenti continui, previsioni non rincuoranti, sono alla base di una tensione lavorativa costante. Siamo pieni di stress, in altre parole.
Cosa possiamo fare?
Come gestirlo?
Vediamolo insieme, con delle buone regole da seguire
ed errori da non commettere.
CONOSCIAMO LO STRESS
Stress vuol dire resistenza alla tensione. E di tensione nel mondo del business non ne manca di certo.
Tempo e stress sono le facce di una stessa medaglia. Poco tempo, sempre, e tanto stress, sempre. Intorno allo stress si sprecano falsi miti e convinzioni. Vediamo di fare qui un po’ di chiarezza per capire come gestire questa che è in realtà una risorsa e non un problema. Tale diventa nel momento in cui si abusa di essa, come un po’ in tutte le cose.
Stress è il termine usato all’inizio del Novecento per indicare il grado di resistenza dei materiali metallici (e poi plastici) alla torsione. Fu il medico Hans Selye a definire la c.d. “Sindrome Generale di Adattamento”, con cui l’organismo umano tenta di rispondere e adattarsi alle circostanze esterne.
TUTTO È COMINCIATO CON…
Da dove partiamo in questo nostro viaggio? Da molto lontano, dalla notte dei tempi in cui un essere su due gambe (zampe?) ha cominciato a calpestare il suolo terrestre. Alcune centinaia di migliaia di anni fa questo essere assomigliava solo vagamente alle sembianze che oggi ha l’uomo: peloso, curvo, basso (per alcuni esemplari oggi non è cambiato molto, a dire il vero). Dall’ominide all’homo sapiens, passando per l’homo habilis, l’evoluzione di questo bipede curioso ha attraversato varie fasi che ne hanno segnato l’evoluzione. L’obiettivo evolutivo era rendere questo organismo, collocato in un ambiente potenzialmente ostile, adattabile e quindi fornirgli maggiori probabilità di sopravvivenza. In questo scenario si colloca il meccanismo dello stress di cui la natura ci ha dotato. L’obiettivo? Darci strumenti per affrontare le difficoltà e i pericoli, in modo da avere maggiori chance di farcela. È così che 150 mila anni fa (momento dell’ultimo adattamento genetico dell’uomo), se un nostro simpatico progenitore fosse stato attaccato da un lupo o da un orso, avrebbe potuto salvarsi scappando e arrampicandosi su un albero grazie agli effetti dello stress. In quell’occasione fare un balzo più lungo del solito o avere le energie per scalare un albero avrebbero fatto la differenza tra la vita e la morte. Lo stress aveva proprio questa funzione di darci quelle energie e quella reattività che potevano fare la differenza. È così che alla vista del pericolo, la nostra sentinella sempre all’erta, l’amigdala (area del cervello limbico sede della paura), avrebbe dato l’allarme e innescato un meccanismo a catena che si sarebbe concluso con il rilascio nel sangue da parte delle ghiandole surrenali degli ormoni dello stress (adrenalinici e cortisonici). Ecco la trasformazione di una scimmia qualunque in una super scimmia, dotata di una marcia in più per salvarsi la pelle. Salito sull’albero e quindi messosi in salvo, il nostro bipede si sarebbe riposato e rilassato. Questa è la c.d. “fase di scarico”, in cui si recupera l’equilibrio emotivo, fisico e mentale. Lo stress aveva svolto egregiamente la sua funzione. Questo si chiama eu-stress, cioè “stress buono”, utile.
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E OGGI COME FUNZIONA?
Il meccanismo si è mantenuto inalterato nel tempo e lo stress funziona oggi nello stesso identico modo, salvo che scatta non più di fronte al lupo o all’orso che tenta di attaccarci, ma davanti alla email, alle chiamate sul cellulare, alla riunione col capo, all’udienza, al cliente arrabbiato, alla sirena dell’autombulanza, allo stridio del treno che frena in stazione, al collaboratore che ci interrompe in continuazione. Sono questi i lupi e gli orsi moderni. Ogni qual volta siamo concentrati nel fare qualcosa e suona il cellulare, oppure sentiamo il bip del sms, o ci arriva la mail del capo che ci scarica addosso qualcosa da fare di urgente, lo stress entra in gioco e fa il suo ruolo, ci da una “barretta energetica” per affrontare meglio la situazione. Il punto cruciale è che manca in questo contesto la fase di scarico. Siamo quindi costantemente, ininterrottamente sollecitati e senza soluzione di continuità. Saltiamo letteralmente da una mail ad una telefonata, da una riunione ad un sms, da una discussione ad un atto che scade. Siamo quindi sottoposti ad un tour de force costante dove ci è richiesto essere attenti, pronti, veloci, precisi, performanti. L’organismo chiede costantemente “barrette energetiche” per affrontare le sfide e le riceve sotto forma di ormoni dello stress che in continuazione vengono rilasciati nel sangue. Una situazione occasionale diventa così una costante, uno status. Ma la natura non aveva previsto mail, telefonate e una vita in città con tutte le conseguenze che ne derivano. Ecco che compare il distress, lo “stress cattivo”, lo stato di continua pressione, sollecitazione, impellenza. Alla lunga l’organismo cede sotto questa pressione e i sintomi si trasformano in malesseri e patologie.
Che fare dunque?
È possibile gestire meglio lo stress nella professione?
Si può prevenire?
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5 BUONE REGOLE
Prevenire è possibile, partiamo da qui.
- Innanzitutto cominciamo il viaggio con l’avere una maggior consapevolezza di come gestiamo le nostre giornate. Cominciamo a riconoscere tutti i comportamenti istintivi, quando rispondiamo in modo automatico ad uno stimolo con una risposta. Solo passando attraverso la consapevolezza si possono correggere e migliorare i comportamenti a nostro vantaggio.
- Il secondo passo è quello di saper programmare e pianificare le attività in modo da avere maggiormente il timone della propria giornata e non subire gli scossoni degli imprevisti come tsunami che radono al suolo ogni vago sentimento di programmazione.
- Il passo successivo è imparare a staccare senza vivere il senso di colpa conseguente. Le pause durante la giornata sono fondamentali come il pit stop delle macchine di Formula 1. Indispensabili per recuperare le energie e per ripartire con nuovo smalto. Ogni 2 ore al massimo dovremmo concederci una reale e piena pausa dalle attività. Cosa vuol dire in concreto ciò? Che dobbiamo, ogni 2 ore, lasciare il cellulare sulla scrivania e fare due passi, possibilmente senza pensare alle incombenze, rispondere alle email, fare telefonate. Semplicemente camminare un po’ (siamo esseri motori), rilassare gli occhi guardando lontano, fare due chiacchiere con un collega, ma su argomenti non di lavoro così da staccare la mente. Bastano 10-15 minuti per recuperare le energie e ripartire meglio di prima. Al contrario, tirare la corda oltre misura, non staccare mai, fare orari assurdi spesso serve più a calmare il senso di colpa, che non ad essere efficaci.
- Altro passo fondamentale riguarda la pausa pranzo: possibilmente mai saltarla e possibilmente non “camuffarla”, cioè utilizzarla per incontrare clienti o fare riunioni.
- Infine, come i nostri nonni ci hanno insegnato, fare una pennichella dopo pranzo resta una ottima abitudine. Certo, molti diranno, potendolo fare… Alcuni grandi della storia come Giulio Andreotti, Winston Churchill, Salvador Dalì non ne potevano fare a meno. Ma cosa si intende per pennichella? Non solo la dormitina dopo pranzo, ma anche una pausa di profondo rilassamento. Chi ha una poltrona in ufficio può certamente approfittarne, per esempio. Bastano 20-30 minuti e si ritorna in forma pronti per il pomeriggio. La ragione della pennichella è che così facendo assecondiamo il nostro ritmo circadiano (sonno-veglia). Il nostro organismo tra le 13 e le 15 subisce, infatti, un calo della temperatura, a cui si accompagna il rilascio della melatonina che ci fa venire sonno. Se combattiamo questo stato con il caffè, per esempio, ci sta che diventiamo nervosi e ci sentiamo stanchi e affaticati, stiamo andando contro ad un ritmo naturale.
ESERCIZI CONTRO LO STRESS
Oltre che da un punto di vista organizzativo (gestione del tempo e delle attività), lo stress può essere affrontato e gestito anche da un punto di vista fisico e mentale. Da un punto di vista fisico, lo stress richiede per essere tenuto sotto controllo attività fisica aerobica (corsa, nuoto, passeggiate, bicicletta), per alcuni anche anaerobica (kick boxing, tennis, squash). Sicuramente ci sono poi attività fisiche rilassanti per mente e corpo: yoga, tai chi, vela, golf. Infine, esistono attività tipicamente mentali: zazen, mindfullness, arti marziali.
Ricordiamoci, in conclusione di questo nostro viaggio dentro lo stress, che oltre alle cause esterne (stressor prossimali) spesso sono quelle interne (stressor distali) ad essere la vera fonte dello stress. Come interpretiamo gli eventi, come ricostruiamo la realtà, il significato che diamo ad una situazione può essere la vera causa del nostro stress. Questa è la ragione per cui di fronte alla stessa situazione due persone reagiscono in modo molto diverso dal punto di vista dello stress, e non solo per una differente soglia di sopportazione. Impariamo dunque a ricostruire mappe della realtà più positive, realistiche e così ad essere i miglior alleati di noi stessi, invece che i principali ostacoli dobbiamo occuparci di dare al sito.
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