Il significato di una vita sta nell’impatto che ha sulle vite altrui. Partiamo da qui, partiamo da questa idea. Finalmente questa mattina apro il giornale, come tutte le domeniche mattina davanti ad un caffè in Piazza Ducale a Vigevano; a differenza delle altre mattine le prime pagine del Corriere della Sera sono ricche di gesti di umanità, di immagini e racconti che fanno rappacificare con il nostro essere umani. Finalmente un po’ di umanità! Basta fili spinati a dividere speranze, basta chiacchiere politiche e ipocrite, basta quel senso di impotenza e angoscia davanti a persone come noi, ma meno fortunate di noi, che fuggono da massacri, persecuzioni, fame, atrocità.
La frontiera è caduta, i poliziotti da gendarmi diventano assistenti, i bambini ritrovano peluche, le mamme un sorriso, i papà un po’ di sollievo. Austria, Germania e il resto di Europa scoprono di avere un’anima umana e comune. Meglio tardi che mai.
Noi parliamo di coaching in questo blog, di crescita personale e professionale. Ma come può esserci crescita se prima non c’è senso di umanità? Come può esserci felicità, senza capacità di emozionarsi e poi agire per dare nel nostro piccolo un contributo fattuale? Non siamo isole, non siamo viaggiatori solitari, non c’è una meta finale con un premio che ci aspetta. Siamo tutti connessi, siamo tutti tasselli di un grande puzzle. Non si può essere felici da soli, non si può star bene se chi è accanto a noi sta male. Tanto più oggi in un mondo globalizzato, in un mondo dove le informazioni viaggiano veloci e senza confini. Un’altra volta, come era accaduto in passato con la guerra in Vietnam, con Piazza Tienanmen una fotografia ha fatto traboccare i cuori e ha mosso le coscienze del mondo. La fotografia di quel bambino di soli 3 anni senza vita tra le braccia di un poliziotto che pietosamente lo recupera dalle acque, ha urlato per tutti noi che era il momento di fare qualcosa.
Non si può parlare di crescita personale o professionale, di miglioramento, di sviluppo se non partiamo da qui, dalla capacità di tornare ad ascoltare emozioni e sentimenti che si agitano dentro di noi e che indicano che dobbiamo fare qualcosa e non rimanere inermi, che ci indicano una direzione, un senso da dare al nostro vivere. Altrimenti, senza questo, tutto il resto perde significato.
È proprio vero, il significato della nostra vita è nell’impatto che ha su altre vite, conosciute, sconosciute, vicine come lontane da noi, non importa, importa che alla fine potremo dire che il nostro passaggio veloce su questa terra ha avuto un senso, ha lasciato un segno, e che il mondo, grazie a noi e dopo di noi è un pochino meglio di prima.
Buona domenica.
Mario Alberto Catarozzo
(* Fotografia Reuters – Dal Corriere della Sera on line del 06.09.2015)