Sulla leadership esistono molti libri. La maggior parte propone regole, principi, modelli per lo più ereditati dalle teorie manageriali aziendali. Lo studio professionale, tuttavia, presenta caratteristiche peculiari e dinamiche tutte sue.
Un libro, in particolare, mi ha colpito negli ultimi tempi. Regalato a Natale da un amico commercialista, riesco a trovare il tempo di leggerlo solo ora. Sin dalla prefazione promette bene e il resto è ancora meglio. Parlo di “Tanti boss pochi leader” di Rajeev Peshawaria, ed. Rizzoli Etas. Bello! Non un manuale (finalmente), ma una serie di lucide considerazioni, racconti, osservazioni che rendono il lettore “attivo” e non passivo spettatore di teorie calate qua e là da chi ne sa sempre di più. Il cuore di tutto è una grande considerazione: oggi più che mai mancano leader alla società come all’impresa. E lo studio professionale, che si sta strutturando sempre più in forma articolata stile azienda non si sottrae a questa realtà. Di capi ne abbiamo anche troppi. Di strutture autoritative, pure.
Cosa distingue un leader da un capo? Quanti ne avete conosciuti di veri leader nella vostra vita? Intendo di persone che avete ammirato perché carismatiche, perché avevano una vision, perché avevano quel fattore “x” che li distingueva dalla massa. Pochi? Forse nessuno. Di capi invece? Una infinità.
Bene, ora passiamo a voi. Se avete finalmente raggiunto la posizione di comando, in studio, come in azienda, siete voi oggi il boss, il capo della “baracca”. E che tipo di capo siete diventati? A vostra volta, capi in virtù delle stelline sulla spallina o del fatto che ci avete messo il nome e i soldi per avviare l’attività, e per questo vi seguono. Oppure siete un capo carismatico, che coinvolge, ascolta, condivide e genera soluzioni e infonde motivazione? Siete un boss, oppure un leader nella vostra struttura? I vostri collaboratori vi ascoltano perché gli date lo stipendio, oppure perchè credono in voi e condividono con voi il progetto professionale?
“I leader ottengono risultati straordinari nonostante l’ambiente e non grazie all’ambiente” sottolinea Peshawaria. Di fronte alle difficoltà trovate alibi “se potessi…”, “se solo…”, oppure generate nuove strade laddove non ci sono chiedendovi “cosa accadrà se farò così….”? Bene, questo fa un leader: vede soluzioni dove gli altri si fermano persi; motiva dove gli altri sono rassegnati; coinvolge dove gli altri cercano solo di cavasrsela.
Nello studio professionale di oggi è indispensabile introdurre questi cambiamenti di mentalità per essere competitivi. E ogni cambiamento deve partire dalla leadership, dal vertice e profondersi a cascata sull’organizzazione. Provate ad osservare il vostro studio professionale con occhi diversi, nuovi, come se non fosse vostro, come se foste terzi che lo vedono per la prima volta. Che cosa non funziona? Dove si potrebbe agire per migliorare le performance di studio? Che cosa in concreto lo impedisce? Il team di studio è compatto come dovrebbe esserlo una squadra di pallavolo o di calcio? Che ruolo avete voi in questa squadra? Cosa potete fare di nuovo per la vostra squadra? Cosa potete smettere di fare che crea disturbo?
Sono tutte queste domande che un leader si pone. Non trova alibi né scuse. E tantomeno scarica su altri le responsabilità. Si chiede cosa può fare lui per la sua squadra e cerca di mettere gli altri nelle migliori condizioni per fare la propria parte al meglio.
Il vostro studio ne ha bisogno. La società ne ha bisogno, di tanti professionisti, persone, imprenditori, manager che affrontino con questa nuova chimica mentale le sfide che il futuro ci pone. Quel futuro è già qui.