L’ERRORE: UN BUON MAESTRO
Potrebbe sembrare in apparenza una frase sbagliata e invece è proprio così, ma ad una condizione. Quale?
Che dagli errori si traggano insegnamenti.
Immaginatevi quanto una persona che commette errori e impara da essi apprenda di più, di una persona che non ne commette e magari non ci prova neppure.
La cultura americana vive di questi esempi e ci riporta storie di grandi uomini con grandi gesta o grandi patrimoni che hanno nella propria vita sbagliato moltissimo, eppure hanno ottenuto moltissimo.
La ragione è chiara: l’errore ci permette di imparare, è quindi un ottimo insegnante, a condizione che siamo disposti ad andare a scuola da lui e a migliorare in seguito. Commettere errori, quindi, è come pagare un insegnante che ci corregga mentre facciamo le cose. Perché se vogliamo imparare a giocare a tennis, per esempio, andiamo da un maestro? Per apprendere da lui, giusto?
Ma lui in realtà cosa può fare in concreto?
Dopo averci spiegato come si fa un certo movimento non può fare altro che correggere i nostri errori, finchè non facciamo le cose nel modo migliore. E come impariamo quel nuovo movimento nel tennis?
Provando, sbagliando, imparando dall’errore, correggendo e riprovando.
É questo circuito che permette di migliorare. I grandi scienziati della storia, Guglielmo Marconi, Nikola Tesla, Thomas Edison, Albert Einstein, Isaac Newton, Galileo Galilei, Leonardo da Vinci cosa hanno fatto in fondo? Hanno immaginato un risultato e poi hanno proceduto per tentativi, cercando di interpretare l’errore come gradino verso il successo. Quindi l’errore va benissimo, basta che non ripetiamo sempre lo stesso, perché impariamo da esso.
Allora perché moltissime persone hanno paura di sbagliare al punto di non provarci neppure? Perché molti temono il fallimento?
LA PAURA DI SBAGLIARE
La ragione è nuovamente culturale. La cultura in cui viviamo vede il fallimento come una incapacità, come un non essere all’altezza, come un non andare bene. Ecco che la maggior parte si è abituata a vivere l’idea del fallimento, come un fallimento personale, che coinvolge l’intera sua identità, non solo il fatto in sè.
Poiché ragiona nei termini “sono sbagliato”, invece che “ho sbagliato a fare una cosa”, ecco che è insostenibile l’idea di fallire, anche perché collegata all’idea di non andar bene, di non essere adatti e quindi di essere scartati, abbandonati, rifiutati dagli altri.
TRASFORMARE IL RETAGGIO CULTURALE DELL’ERRORE
Se nasce tutto a livello culturale, allora è lì che dobbiamo intervenire.
Ed ecco perché i due corsi ZERO LIMITI e ZERO PAURE lavorano proprio sul piano delle abitudini, della mentalità, dei pregiudizi e schemi di pensiero, che ci appesantiscono e limitano. Superarli è possibile, se lo si vuole davvero e si conosce come fare.
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