ESSERE “IMPASTATI” DI PAURA
Avete mai sentito questa espressione?
Mi capito da ragazzo quando mi trovai a scegliere il mio futuro da professionista. Mi ero laureato da poco e avevo intrapreso la pratica legale. Per mantenermi insegnavo e scrivevo articoli.
Mi stavo appassionando al mondo della formazione, dell’editoria.
Dall’altra parte, però, avevo quattro venti: nella mia testa le parole di mio padre avvocato che parlava di quanti sacrifici aveva fatto, dell’essere emigrato per la famiglia, del suo desiderio che i suoi figli portassero avanti il suo studio.
Ero in mezzo ai quattro venti: da una parte avevo la cultura familiare che ancora imperava nella mia testa, le parole sentite mille volte e la paura di deludere, di “tradire” la fiducia se avessi seguito le mie passioni; dall’altra l’attrazione verso un mondo mio, nuovo, tutto da costruire, da inventare, dove avrei potuto realizzare la mia personalità.
SEGUIRE LA STRADA SICURA O QUELLA NUOVA?
Che fare?
Cosa seguire?
E se poi sbaglio?
E se ha ragione che mi sono “montato la testa”?
Non ero abituato a sentire le mie emozioni e tantomeno a seguirle.
Ero stato impostato, stile militare, a seguire gli ordini, ad essere diligente, bravo. La paura di sbagliare era tanta e la pressione pure. Dall’altra parte, la paura di pentirmi di non averci provato, di non essermi lasciato libero, di non aver dato retta alle mie sensazioni.
SCEGLIERE LA LIBERTÀ O LA SICUREZZA?
Scegliere di “sentire” o di “ragionare”?
Che dilemma, così forte che entrai in “stallo”. Ero bloccato, non riuscivo ad uscire da quel circolo di pensieri, ero entrate o in un labirinto. La paura aveva preso il sopravvento, la paura di tutto, di sbagliare, di non provarci, di provarci, di stare fermo, di deludere, di deludermi.
Che fare? Come uscirne?
All’epoca ero giovane e scelsi la strada della sicurezza, mi affidai agli altri e… sbagliai. Infatti due anni dopo la situazione era diventata insopportabile, non era quella la mia strada, la mia vita. E allora?
La “leva via da” fece la sua parte e pur di andare lontano dal malessere scelsi la seconda paura, di sbagliare strada, ma di prenderne una, per la prima volta mia.
Lasciai così la professione forense per la formazione e per l’editoria. La paura pian piano svanì sostituita dall’entusiasmo di una nuova vita, non priva di sensi di colpa per aver fatto una scelta “egoistica”, fuori dagli schemi familiari, mia. Poco dopo stavo cercando ancora qualcosa che mi aiutasse a superare quell’impasse e cercando trovai un corso di PNL.
IL MIO INCONTRO CON LA PNL
Me ne innamorai subito. Poco dopo scoprii il coaching, folgorato. Da allora è andato in crescendo, tutto si è chiarito, sciolto, messo in ordine. Ero io al centro. Era la mia vita. Quindici anni dopo avevo fatto 3 master e preso varie specializzazioni e dal 2010 è diventato il mio lavoro da 12 ore al giorno.
Il sogno è diventato realtà e ogni giorno è migliore del precedente.
La paura? Ci deve essere perché ci richiama l’attenzione e ci fa ponderare, ma non deve decidere per noi, non deve condizionarci, deve collaborare, fare da consigliera. Va quindi conosciuta, compresa, vissuta e gestita per non essere subìta. Così alla luce di 25 anni di pratica, di decine di migliaia di ore d coaching con migliaia di persone, ho condensato tutto in due corsi:
Il primo aiuta a capire come funziona il meccanismo della paura in noi, a diventarne consapevoli, a gestire e superare le nostre paure. Il secondo lavora sui condizionamenti culuturali di cui tutti siamo pieni zeppi e vittime, per poter trovare la libertà decisionale che ci serve a realizzarci.
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