Resilienza è un termine mutuato dalla meccanica, che ben si presta a descrivere l’attitudine dell’uomo a resistere agli urti e al logoramento della vita quotidiana, a non farsi abbattere e rialzarsi. Il termine indica la capacità dei materiali metallici di resistere agli urti.
Quanto siamo capaci di resistere alle avversità?
Tanto maggiore sarà la capacità di resistere alle avversità che ci mettono al tappeto, tanto più avremo un indice di resilienza alto. Il concetto può applicarsi ad ogni tipo di avversità: che sia un fastidio che logora, che sia un imprevisto importante che blocca il nostro percorso.
Tanto la vita privata quanto quella lavorativa ne sono coinvolte: abbandoni, perdita del lavoro, rifiuto, ingiustizie, frustrazioni; ma anche problemi economici, quali la perdita di fatturato, cambiamento del mercato di riferimento, cambiamenti normativi.
La resilienza del professionista
La resilienza per un professionista corrisponde alla capacità di far fronte ai cambiamenti, alle incertezze, alla mancanza di conoscenza, alle difficoltà organizzative, ai cambiamenti culturali, alle difficoltà economiche, ai continui cambiamenti normativi. Quanto sappiamo accettare e ripartire? Quanto riusciamo a non farci bloccare da tali circostanze? Quanto siamo capaci di riprendere il passo e andare avanti con un progetto, con una strategia? Quanto riusciamo ad imparare da tali eventi per migliorare ed essere più forti? Quanto ci arricchiamo, invece di irrigidirci e impoverirci alla ricerca di alibi e scuse?
Come si fa ad aumentare la propria resilienza?
Su cosa è utile lavorare per diventare più forti? Vediamo alcuni punti-cardine.
- Innanzitutto, partiamo correggendo il punto di vista da cui spesso si parte e quindi: non esistono problemi troppo grandi, ma solo motivazioni troppo piccole.
- In secondo luogo, la capacità di rispondere alle avversità è strettamente legato alla flessibilità che poniamo nell’affrontare le cose. Chi è flessibile saprà adattarsi e rispondere molto meglio di chi è rigido.
- In terzo luogo, la capacità di contare su se stessi. La resilienza è principalmente legata alla capacità di contare su se stessi e quindi trovare in se stessi le risorse e le forze per affrontare le situazioni. Ciò non va confuso con l’individualismo o con l’egoismo. Lo sviluppo della resilienza è un percorso che passa attraverso i fallimenti, le difficoltà, lo sviluppo delle risorse e delle potenzialità. Finché ci sarà qualcuno su cui appoggiarci, finché ci sarà qualcuno che protegge con atteggiamento paternalistico, finché non si perde non si sviluppa resilienza.
Tanto più si accetta di fallire, tanto più si lavora sulla capacità di resilienza.
Siete perfezionisti?
Il perfezionista, per esempio, è fragilissimo proprio perché non accetta l’errore o il fallimento. Teme talmente il fallimento, che è disposto a qualunque sacrificio per evitarlo. Il perfezionista preferisce non cominciare proprio, piuttosto che accettare l’ipotesi dell’errore. Evita, rinuncia piuttosto che partire senza avere la certezza di riuscire.
Come si sviluppa, in definitiva, la resilienza che ci rende più forti?
L’unico modo è accettare di fallire, cadere e provare. Ogni fallimento, ogni caduta sarà un utilissimo tassello per rinforzarci.
Accettare, pianificare strategicamente e poi provare. Fermarsi a fare il punto e poi riprovare, più forti grazie all’esperienza fatta. Chi fugge, evita, trova scuse e alibi starà invece lavorando nella direzione inversa, cioè la debolezza, la paura e la disistima che ne deriverà.
Buon lavoro a tutti