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Come migliorare l’autostima? È tutto nella nostra testa

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Cominciamo con un domandone: l’autostima dipende dai risultati che otteniamo, oppure da come vediamo e interpretiamo i risultati che otteniamo?

Per rispondere prendiamo un esempio. Considerate di voler superare un esame. Quindi studiate e vi preparate per arrivare pronti all’appuntamento e superarlo egregiamente. Arriva il giorno dell’esame e tra mille paure veniamo chiamati. A quel punto il vostro esaminatore, più calmo di quanto ci aspettassimo, ci fa le sue domande. L’esame viene superato con tanto di pieni voti.

A questo punto dovremmo sentirci bene, essere felici e aver acquisito maggior sicurezza in noi. Non resta che festeggiare il successo! E invece per molti qualcosa va diversamente. Usciti dalla sessione d’esame ancora un po’ storditi, ecco che cominciano a palesarsi in testa alcuni pensieri che nulla dovrebbero avere a che vedere con il risultato raggiunto. Comincia così quella vocina mentale piena di giudizi a dirci che “per fortuna è andata bene”; che “non so come ho fatto a passarlo”; che “se dovessi rifarlo non lo passerei più”… e chi più ne ha più ne metta.

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È AUMENTATA LA NOSTRA AUTOSTIMA?

Possiamo a questo punto dire che dopo l’esame la nostra autostima è aumentata? Possiamo dire che abbiamo nutrito con questo successo il nostro amor proprio e la nostra personale percezione del valore che esprimiamo e delle potenzialità che abbiamo (autostima, appunto)? No, per niente. Anzi a volte dopo è stato anche peggio. Per alcuni si è addirittura palesata la c.d. “sindrome dell’impostore”: “per fortuna che non si è accorto che non ero preparato”…

Quindi cosa possiamo concludere, che l’autostima è legata a ciò che facciamo, a ciò che ci accade, oppure all’interpretazione che noi diamo alle cose. Ciò che davvero può alimentare l’autostima è la percezione che si ha di sé, del proprio valore. Un successo può essere vissuto come un traguardo e può essere celebrato (anche con piccoli gesti simbolici, come un caffè buono o il bombolone alla crema), ma comunque celebrato.

Impareremo come coltivare l’autostima, come cambiare approccio da cui vedere e cose, come migliorare il rapporto con se stessi e la sensazione di inadeguatezza o eccessivo giudizio che spesso accompagna molti di noi impedendo di godere dei risultati raggiunti e di motivarsi verso nuovi traguardi.

COME ALIMENTERE LA NOSTRA AUTOSTIMA?

Il PRIMO PASSAGGIO è prendere coscienza che l’autostima è un sentimento che proviamo e non è legato ad un ragionamento; pertanto, sforzarsi di fare mille cose, di essere perfetto serve a poco. Quello nutre una parte dell’autostima, che si chiama autoefficacia, cioè la consapevolezza di essere capaci a fare una cosa. I due però sono cugini, si conoscono, ma vivono di vita propria. Grandi imprenditori, attori, manager, professionisti sanno di essere bravi nel loro lavoro, ma poi lo stesso vivono la paura di essere abbandonati se non sono all’altezza e di non piacere a sufficienza; per questo fanno più del necessario, per compensare questa sensazione che, haimè, ha altre regole per essere gestita.
Il primo passo è quindi rendersi conto di chi si è oggi senza pretese. Fate il punto della situazione con leggerezza, senza prendervi troppo sul serio e imparate l’arte dello humor anche nel dialogo interno con sé stessi.

Il SECONDO PASSAGGIO è chiarire cosa oggi ci rende soddisfatti e felici, per scoprire che ciò che abbiamo così tanto rincorso non è forse la meta giusta della nostra felicità. Se pensate che la felicità sia avere il vitino da vespa, il culetto a mandolino o i capelli (per gli uomini che li hanno persi) siete fuori strada; anche chi vive già quelle condizioni soffre di autostima, anzi a volte più di altri.

Il TERZO PASSAGGIO è scoprire che la felicità è un moto dell’anima, è una condizione interiore e non esteriormente provocata.

Il QUARTO PASSAGGIO è scoprire che nonostante abbiamo bisogno di essere amati dagli altri perché siamo esseri sociali, è altrettanto importante saperci amare da soli e questo amore può essere davvero eterno.

ULTIMO PASSAGGIO è scoprire che i difetti, gli errori, i fallimenti sono ciò che oggi ci rendono unici e interessanti. Nulla da nascondere, solo da integrare nella propria vita come passaggi necessari della crescita, esattamente come i cerchi in un tronco di una pianta.

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Ebbene, riprendete in mano la vostra vita partendo dalla vostra autostima.
Cercare di essere felici è la prima responsabilità che abbiamo verso noi stessi.

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Mario Alberto Catarozzo

Formatore, Business Coach professionista e Consulente, è specializzato nell’affiancare professionisti, manager e imprenditori nei progetti di sviluppo e riorganizzazione.
È fondatore e CEO di MYPlace Communications, società dedicata al marketing e comunicazione nel business. Nella sua carriera professionale è stato dapprima professionista, poi manager e infine imprenditore. Per questa ragione conosce molto bene le dinamiche aziendali e del mondo del business. Si è formato presso le migliori scuole di coaching internazionali conseguendo le maggiori qualifiche del settore.
Collabora con Enti, Istituzioni e Associazioni professionali e di categoria e lavora con aziende italiane e internazionali di ogni dimensione, dalle pmi alle multinazionali.
È autore di numerosi volumi dedicati agli strumenti manageriali e di crescita personale e professionale. È direttore della collana Studi Professionali di Alpha Test Editore e autore de “Il Futuro delle professioni in Italia” edito da Teleconsul editore.
Professional Certified Coach (PCC), presso la International Coach Federation (ICF).
Per sapere di più sulle attività di formazione, coaching, consulenza e marketing visita i siti:

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Per info e contatti: coach@mariocatarozzo.it.