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Breve storia del coaching. Un po’ di chiarezza (prima parte)

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Indice dei contenuti

Di cosa stiamo parlando? Siamo in quelle mode americane fatte di guru e motivatori che promettono mare e monti? È l’ennesima trovata di marketing tutta fuffa e niente contenuto?

Questi sono alcuni dei dubbi (e per molti sono certezze) che girano intorno alla disciplina del coaching. Le ragioni di questo scetticismo che aleggia intorno alla figura del coach e alle tecniche di coaching sono legate principalmente ad una disinformazione quasi totale (pochi sanno davvero cosa sia il coaching) e, peggio ancora, ad una cattiva informazione causata dai tanti guru, motivatori e figure affini che si spacciano come coach e parlano di coaching, senza averne minimamente idea di cosa sia e di come si eserciti questa disciplina.

NIENTE GURU

Giusto per cominciare a dare a chi sta leggendo questo articolo un po’ di informazioni corrette che possano orientarvi in questa disciplina, considerate che tutti coloro che si presentano come guru promettendo risultati clamorosi in poco tempo, garantendo successo dietro l’angolo e svolte di vita in pochi minuti…non sono coach. Forse sono motivatori, performer, consulenti, speaker, oppure solamente ciarlatani, ma non sono coach.

DIFFERENZE

Una volta che abbiamo fatta la prima scrematura, togliendo dal campo chi decisamente non fa il coach e non usa le tecniche di coaching, di cui molti sono decisamente poco affidabili nelle promesse e nei conseguenti risultati ottenibili, rientriamo nel mondo delle persone serie, ma che fanno un altro mestiere diverso dal coach. Mi riferisco a chi fa il formatore, il consulente, il counsellor, lo psicologo e lo psicoterapeuta, lo speaker, l’autore.

Anche su queste figure e relative attività va fatta chiarezza, in modo voi che state leggendo queste righe e che potreste essere interessati a scegliere una delle professionalità sopra menzionate per la vostra crescita professionale o personale possiate fare scelte consapevoli.  

IL COACH

È quella figura professionale che affianca i propri clienti (coachee), instaurando un rapporto di fiducia e di empatia, al fine di supportarli in un percorso di crescita che passi attraverso maggior consapevolezza di se stessi (emozioni e schemi di pensiero), maggior chiarezza delle proprie potenzialità, talenti, obiettivi e nuove capacità di elaborare strategie funzionali ai propri scopi. Consapevolezza, chiarezza e pensiero strategico sono alla base del coaching. Il tutto avviene in un contesto di relazione empatica, dove energia, motivazione e positività rappresentano la colonna sonora del percorso. 

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LO PSICOTERAPEUTA

È quella figura professionale che ha principalmente (anche se non esclusivamente) una funzione curativa. Il coach non cura, non lavora sul disturbo e tantomeno sulla patologia. Lo psicoterapeuta (è uno psicologo specializzato in psicoterapia) ha titolo per occuparsi delle patologie, dei disturbi e quindi curare la mente (e l’anima) del paziente. La psicoterapia può accompagnare in tante circostanza le persone, non solo in caso di disturbi o patologie, ma si caratterizza principalmente per la sofferenza del paziente che rappresenta lo stimolo principale per cui si rivolge allo psicoterapeuta. Ci sono molti orientamenti, scuole e stili nella psicologia, ma qui per sintesi possiamo dire che tendenzialmente lavora partendo dal passato per capire le cause e rimuoverle se possibile, con eccezione della psicoterapia cognitivo-comportamentale, che è più orientata a lavorare sul presente verso il futuro. Il coach non lavora sul passato, ma lavora solo sul presente (come vivi oggi, cosa pensi, come pensi, quale mentalità fatta di abitudini, convinzioni e pregiudizi ti porti dietro) per modificate ciò che va migliorato al fine di poter raggiungere gli obiettivi sperati. Diciamo, in sintesi, che dallo psicoterapeuta si va perché ho un problema e soffro, da un coach perché ho un obiettivo e voglio essere aiutato a raggiungerlo. Poi, come sempre, si potrebbero approfondire le differenze in modo analitico, ma ci vorrebbe un manuale, più che un articolo per farlo. Un vero coach, un buon coach che rispetta la deontologia, sa che appena si trova di fronte ad una richiesta di supporto che abbia in sé aspetti curativi legati a patologie, disturbi, deve fermarsi e suggerire al proprio interlocutore di rivolgersi ad uno psicoterapeuta. Questo fa un coach serio e preparato.

IL COUNSELOR

Diversa ancora è la figura del counselor, che si distingue dallo psicoterapeuta perché non ha funzione curativa e non si occupa di disturbi o patologie, e si distingue dal coaching per molti aspetti, perché più che lavorare sulla mentalità, sulla strategia e sulla chiarezza mediante la maieutica, lavora principalmente sulle ristrutturazioni emotive, quindi sulla sofferenza emotiva di persone momentaneamente in difficoltà. Per essere più pratici, chi vive attacchi di panico o un’ansia continua nel tempo (e non momentanea legata ad un evento) è meglio che si rivolga ad uno psicoterapeuta per affrontare un percorso di cura; chi, invece, vive un momento emotivamente difficile della propria vita a causa della separazione coniugale può efficacemente rivolgersi ad un bravo counselor; chi ha bisogno di pianificare una strategia per sviluppare un business, per cambiare lavoro, per riorganizzare una relazione può rivolgersi efficacemente ad un coach. L’ambito business, lavoro, relazione sono tipicamente da coaching. L’ambito difficoltà emotive momentanee e relativa sofferenza sono più da counselor. L’ambito del disturbo è da psicoterapia. La domanda, a questo punto, potrebbe essere: ma come faccio a sapere se un comportamento è un disturbo? Anche qui potremmo scrivere un manuale intero, ma per amor di sintesi qui possiamo dire che ogni comportamento ripetuto nel tempo che comporta una riduzione importante della propria qualità di vita (in ogni sfera, da quella emotiva a quella relazionale, lavorativa, etc.) diventa un disturbo.

IL CONSULENTE

Il consulente si sostituisce al cliente e fa per lui. In alternativa, indica come fare. In ogni caso, il consulente integra le capacità e competenze del cliente per il raggiungimento di un risultato. Sono tali i consulenti aziendali, i consulenti marketing, i consulenti internet o gli esperti di tecnologia, ma anche l’avvocato è un consulente legale, il commercialista è un consulente fiscale, il consulente del lavoro… beh lo dice la qualifica stessa, il notaio, l’architetto, l’ingegnere. Il coach non è un consulente, in quanto non si sostituisce, ma affianca il proprio coachee. L’obiettivo del coach non è raggiungere il risultato in un modo o nell’altro, ma fartelo raggiungere, quindi supportarti perché TU lo raggiunga. In questo modo si acquisiscono competenze nuove, capacità nuove e una nuova mentalità. Il coach aiuta a tirar fuori le potenzialità, a trovare le soluzioni migliori e a metterle in pratica, ma esattamente come un personal trainer, gli esercizi li deve fare il coachee.

La mia attività professionale, oltre che coach, è anche di consulente organizzativo per studi professionali e aziende e consulente marketing e comunicazione. So tener ben distinti questi due scenari, in modo da sapere come comportarmi e quali regole seguire a seconda che rivesta i panni del coach o del consulente con i miei clienti. Se, per esempio, la richiesta è di riorganizzare il proprio studio professionale, l’attività che mi viene richiesta è di consulente; acquisirò, dunque, tutte le informazioni di partenza (mappatura) e successivamente elaborerò un piano strategico di azione da attuare per raggiungere il risultato. Laddove, invece, mi venga richiesto di stabilire un nuovo rapporto con i propri dipendenti, oppure di capire meglio in quale direzione portare la propria vita professionale, ecco che la richiesta è di coaching e lavoreremo sulla mentalità, sugli schemi di pensiero, sulle abitudini e sulle convinzioni limitanti.

IL FORMATORE

Diversa ancora è la figura del formatore. Formare altre persone su determinati argomenti vuol dire trasmettere contenuti, quindi è una cessione di know how, di conoscenza. L’obiettivo è portare i discenti (gli interlocutori) ad avere una conoscenza della materia simile a quella del docente-formatore. Nel coaching non c’è formazione, ma c’è maieutica: il coach è un ostetrico che fa nascere nuove idee e porta allo scoperto schemi mentali, abitudini che intralciano il cammino del coachee. 

La mia attività professionale si divide proprio tra queste tre discipline: il coaching, la consulenza e la formazione. Come formatore mi occupo di soft skills, cioè tutte quelle competenze trasversali oggi fondamentali in ogni ambito: leadership, comunicazione, gestione delle emozioni, self empowerment, gestione del tempo, gestione dello stress, public speaking, presentation skills, team building.

Quando la richiesta del cliente riguarda l’apprendimento, so che mi sta chiedendo formazione, mentre quando la richiesta è cambiamento, mi sta chiedendo coaching.

Ultima notazione per fare chiarezza è anche tra DOCENTE e FORMATORE: il docente è teorico, trasmette contenuti e si ferma lì; il formatore integra la trasmissione di contenuti (la lezione teorica) con esercizi pratici, in modo che le persone possano fare esperienza. Il formatore è un trainer, il docente no.

Ora che abbiamo fatto chiarezza sulle diverse figure professionali, nella prossima puntata vedremo come si struttura un percorso di coaching, perché anche su questo vedo continuamente da chi si rivolge a me che c’è poca conoscenza e, invece, per fare scelte oculate bisogna prima conoscere e poi scegliere. In alternativa si rifiuta tutto a priori per paura (scetticismo), ci si rivolge alle figure sbagliate (per ignoranza, lett. ignorare), oppure, peggio, ci si fa abbindolare da chi promette meglio degli altri risultati mirabolanti.

Partendo dalla mentalità con il coaching si arriva dunque ad arricchire la propria cassetta degli attrezzi con le soft skills, per diventare dei buoni manager di sé stessi e del proprio team e dei buoni imprenditori che generano valore per sé stessi e per la comunità in cui vivono.

Questo è la mission che da 25 anni perseguo e per cui ho creato Myplace Communications: fornire a tutti, professionisti, manager e imprenditori, la mentalità e le competenze utili ad affrontare il cambiamento in atto per guidarlo, invece che subirlo.

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Mario Alberto Catarozzo

Formatore, Business Coach professionista e Consulente, è specializzato nell’affiancare professionisti, manager e imprenditori nei progetti di sviluppo e riorganizzazione.
È fondatore e CEO di MYPlace Communications, società dedicata al marketing e comunicazione nel business. Nella sua carriera professionale è stato dapprima professionista, poi manager e infine imprenditore. Per questa ragione conosce molto bene le dinamiche aziendali e del mondo del business. Si è formato presso le migliori scuole di coaching internazionali conseguendo le maggiori qualifiche del settore.
Collabora con Enti, Istituzioni e Associazioni professionali e di categoria e lavora con aziende italiane e internazionali di ogni dimensione, dalle pmi alle multinazionali.
È autore di numerosi volumi dedicati agli strumenti manageriali e di crescita personale e professionale. È direttore della collana Studi Professionali di Alpha Test Editore e autore de “Il Futuro delle professioni in Italia” edito da Teleconsul editore.
Professional Certified Coach (PCC), presso la International Coach Federation (ICF).
Per sapere di più sulle attività di formazione, coaching, consulenza e marketing visita i siti:

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Per info e contatti: coach@mariocatarozzo.it.