Quando nasce questa meravigliosa disciplina? Se prendete un manuale di coaching, oppure cercate informazioni in rete troverete come punto di partenza un nome: Timothy Gallwey. Inglese, ex tennista, carismatico e con doti da leader innate, Gallwey sin dagli anni ’60 si dedica a quella disciplina che ha la capacità di far emergere nelle persone talenti, doti e potenzialità sconosciute fino a poco prima allo stesso interessato. Questa disciplina si chiamerà coaching.
TIMOTHY GALLWEY
Gallwey dedicherà tutta la sua vita a sviluppare questa disciplina e posso dire di essere stato uno dei fortunati a formarsi in coaching direttamente con lui, il papà del coaching. Nonostante l’età ben oltre i settanta, quando ho frequentato il suo master sull’Inner Game, ho avuto modo di conoscere una persona eccezionale, coerente fino in fondo con ciò che porta nei suoi corsi. Le lezioni si svolgono in parte in aula e in parte sui campi da tennis e da golf. Una vera full immersion emotiva e cognitiva nel mondo del coaching.
Gallwey è autore di una intera collana editoriale dedicata al coaching, che prende il nome di The Inner Game, il gioco interiore. Oggi questa collana è tradotta in italiano e alcuni dei più famosi titoli sono Il gioco interiore del tennis, Il gioco interiore nel golf, Il gioco interiore nello stress e Il gioco interiore nel lavoro. Una delle frasi più belle che ricordo nella formazione con Gallwey è che “il vero avversario sul campo da tennis non è mai chi si trova dall’altra parte della rete, ma è qui, nella tua testa”. Gallwey baserà tutti i suoi studi e la sua teoria del coaching sulla formula P=p-i, cioè le PERFORMANCE di una persona sono pari alla differenza tra le POTENZIALITÀ insite nella persona le LIMITAZIONI presenti nella persona stessa. I veri ostacoli non si trovano fuori di noi, ma dentro di noi; sono rappresentati dalle convinzioni limitanti, dalle paure, dai pregiudizi, dalla cultura che abbiamo assorbito e dalle abitudini assunte. Solo lavorando qui si può dare libero spazio alle potenzialità della persona. Potenziale e limitazione del potenziale, questi i due pilastri intorno a cui ruota l’intervento di coaching per Gallwey. Siamo negli anni ’60 e ‘70
JOHN WHITMORE
Se Gallwey parte dal mondo sportivo e poi estende il suo intervento alla vita delle persone, è Sir John Withmore che darà al coaching la fama mondiale che avrà dagli anni ’80 in poi, prima nei paesi anglosassoni e poi in tutto il mondo. Grazie al sostegno di una multinazionale come McKinsey che gli permise di portare questa pratica nel mondo delle aziende e poi del business, Withmore sviluppò e allargò metodi e strategie di intervento del coaching soprattutto per le performance nel mondo del lavoro e del business.Considerato uno dei più importanti esponenti di questa disciplina, a lui si deve il metodo G.R.O.W., cioè le quattro fasi di intervento di coaching, dove prima di fissano gli obiettivi, poi si valuta la loro realizzabilità con le risorse a disposizione, poi si elaborano le strategie migliori di azione e infine si passa all’azione. Celebre resta il suo Manuale del coaching, ancora oggi un pilastro in tutte le scuole di coaching, compresa la nostra MYP Coaching Academy

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SOCRATE
Prima di proseguire nella storia del coaching ci corre l’obbligo di citare il primo vero coach della storia, anche se non ha mai utilizzato la parola coach. Sto parlando di Socrate e del suo metodo, appunto chiamato socratico. Su cosa si basava questo metodo? Sulla maieutica, cioè il fare domande che attivano processi introspettivi, perché la persona possa trovare da sé le soluzioni e le potenzialità. E su cosa si basa oggi la relazione tra coach e coachee? Sulla maieutica socratica, sulle domande potenti, anche chiamate domande di qualità. Anche Platone, prima di Socrate aveva utilizzato questa tecnica per portare l’interlocutore a raggiungere da solo la verità. Il metodo socratico si pone come supporto alla nascita della verità nelle persone, esattamente come le levatrici dell’epoca o le ostetriche dei nostri giorni. Il coach rimarrà per sempre un ostetrico: colui che ti aiuta a nascere la seconda volta. Socrate affermava che la sua arte era simile alle levatrici, solo che non si rivolgeva solo alle donne, ma anche agli uomini, e aiuta a partorire non il corpo, ma l’anima. La verità risiede nell’animo di ognuno, dice Socrate.
MARTIN SELIGMAN
Tornando più vicino ai nostri tempi sicuramente una figura di spicco è rappresentata dallo psicologo Martin Seligman, fondatore della corrente della psicologia positiva. Il coaching è portatore di possibilità nuove, di positività di atteggiamento, di una nuova mentalità e un nuovo modo di affrontare e interpretare gli eventi. Seligman parlerà nei suoi scritti di ottimismo e pessimismo, definendo il pessimista come colui che ha una “impotenza acquisita”. L’ottimista è colui che guarda la possibilità insita in ogni situazione, anche remota, mentre il pessimista, parte inconsciamente dall’idea dell’impossibilità. Siamo negli anni ’80 e ’90 e i testi di Seligman segnano uno spartiacque tra la psicologia focalizzata solo sulla patologia e quella focalizzata sul benessere delle persone. Due libri di Seligman vanno letti: Fai fiorire la tua vita e Imparare l’ottimismo.
RICHARD BANDLER E JOHN GRINDER
La PNL, Programmazione Neuro Linguistica che vede in Richard Bandler e John Grinder i due fondatori e in Robert Dilts uno degli esponenti di maggior spicco, porta al coaching molti strumenti fantastici per lavorare con le persone da coach. Io ho avuto il piacere di formarmi direttamente con Bandler, di conoscere Robert Dilts e di formarmi in PNL acquisendo strumenti e mentalità incredibili che ho poi portato nella mia scuola di coaching, la MYP Coaching Academy e nella mia attività di coach. Strumenti come il Metamodello, il Milton Model, l’ascolto attivo, la creazione di Rapport, il modello EXACT, il modello TOTE e molti altri sono fondamentali per un coach.
I libri di questi due autori, così come di Robert Dilts sono tantissimi, qui vi voglio citare Il manuale del coach di Dilts e I livelli pensiero, sempre di Dilts.
In conclusione, il coaching (la parola coach vuol dire “allenatore”, ma anche “carrozza”) è una disciplina strutturata, con una propria deontologia (ICF la International Coach Federation è l’organizzazione internazionale più importante nel coaching) e scuole di formazione.
Dopo oltre 25 anni dedicati al coaching, ciò che posso dirvi oggi è che non so dove sarei se non avessi incontrato questa disciplina che mi ha cambiato il modo di pensare e di vivere.
Chi è scettico spesso lo è perché non sa cos’è il coaching, a volte ne ha addirittura paura (forse si avvicinerebbe troppo alle proprie emozioni), oppure ha incontrato falsi coach nella propria vita, che gli hanno dato una visione distorta del coaching, dove la relazione empatica, il rispetto reciproco e la partnership sono fondamentali.
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