C’era una volta una professione sicura…quella dell’avvocato. Al giovane diplomato i genitori consigliavano gli studi in giurisprudenza perché uno sbocco professionale era certo.
Giurisprudenza dava accesso alla professione forense, al concorso in magistratura o notariato, a numerosi concorsi pubblici, dalla carriera prefettizia a quella diplomatica, fino all’agognato posto fisso: in banca, in un Ente pubblico o in azienda. Insomma gli sbocchi erano molteplici e tutti di ottimo livello retributivo e sociale.C’era una volta…
C’era una volta…già, perché oggi non è più così. La laurea in giurisprudenza, lido di approdo per molti indecisi sul proprio futuro professionale o privi di una passione bruciante verso una professione specifica, oggi non da più certezze professionali. Dall’epoca di Mani pulite, oramai oltre un quarto di secolo fa, dove molti furono illuminati dalla passione per la magistratura, o dall’epoca de Il socio con Tom Cruise, dove l’avvocato d’affari era un rampante giovane in carriera che si muoveva tra macchine potenti, fiumi di soldi, il jet set internazionale e donne mozzafiato, molto tempo è passato.
…e oggi
Oggi la situazione appare decisamente mutata. Oltre 230mila avvocati iscritti all’Albo in Italia (una delle medie più alte d’Europa nel rapporto cittadini/avvocati), circa 15mila sono Avvocati d’affari, quindi fanno parte di Studi/azienda dalle dimensioni decisamente diverse dal classico studio legale boutique, superorganizzati internamente, dal respiro internazionale, dediti alla consulenza strategica più al giudiziale vecchia maniera. In entrambi i casi il fenomeno dell’avvocato generazione mille euro, così ben descritto nel suo brillante libro da Alberto Fezzi (a sua volta avvocato) in Il principe del foro non esiste, è presente.
Di chi stiamo parlano? Non del praticante, che nonostante quanto previsto dal nuovo Codice deontologico forense continua a non essere retribuito (almeno nei piccoli Studi) e ad essere adibito il più delle volte ad attività di para-cancelleria, come supporto (per usare un eufemismo) all’attività segretariale; no, stiamo parlando di chi l’esame di avvocato l’ha già superato e sulla carta di identità vede scritto come età anagrafica 30 (o più) anni.
La generazione forense IKEA
Stiamo parlando della generazione IKEA (che si estende fino ai 40 anni, oggi come oggi), dell’avvocato che a fine mese raccimola (è il caso di dirlo) poco più di mille euro. Parliamo dei giovani che hanno studiato in media 24 anni (dai 6 della prima elementare ai 30 della quasi disoccupazione) per portare a casa quanto basta a pagare l’affitto e montare qualche mobile IKEA per avere la sensazione di avviare la propria vita, anche familiare.
Nello Studio Boutique
Nello Studio boutique l’avvocato fresco di esame non viene certo retribuito per l’attività: se non viene invitato a cercare altro, perché crea problemi di concorrenza interna, viene caldamente invitato a farsi propri clienti e, se non contribuisce alle spese di Studio, quantomeno presta manodopera sulle pratiche del dominus.
Negli Studio d’Affari
Negli Studi d’affari, invece, la situazione mediamente cambia: il giovane avvocato ha una retribuzione, una sorta di stipendio a partita iva, a fronte di attività interamente dedicata alle pratiche del socio di Studio da cui dipende. Anche qui, la retribuzione, per quanto possa variare da Studio a Studio, non vede mai il 2 davanti e, cento euro più cento euro meno, vede il tetto massimo dei 1500 euro/mese (lordi il più delle volte). Il driver in questo caso è la prospettiva che si palesa davanti: la carriera, detto in altro modo. La regola è che oggi ti fai le ossa (o altro, a seconda) nel backoffice dell’attività forense e domani potrai godere dei benefici (numeri permettendo).
Per chi deve ancora scegliere…
Insomma, per chi ha un figliolo prossimo alla maturità, qualche riflessione sullo sbocco universitario da intraprendere va fatto con maggior cura di un tempo, per evitare che anche il nostro diventi un avvocato generazione mille euro (non che altre professioni oggi brillino di opportunità, c’è da dire).
Per concludere, la ciliegina sulla torta è stata un paio di giorni fa una frase di un caro amico avvocato che ha il proprio figlio prossimo alla scelta universitaria e a cui ha consigliato di…pensarci molto bene di fare la professione del papà… Cioè esattamente l’opposto di quanto accadeva un tempo…
Che dire…
Buon lavoro!