Ti senti preparato professionalmente e non hai paura di affrontare le situazioni che la quotidianità di mette di fronte. Allo stesso modo, sai di essere veloce e pratico nello smaltire gli impegni di lavoro e nuovamente non hai problemi a crederci e rimboccarti le maniche. Anche nella vita privata, a casa, sai di saper organizzare bene le attività tue e dei figli, sai di saper gestire la casa, sai di saper gestire gli impegni della giornata. Tutto questo decisamente fa bene al proprio ego, fa bene alla percezione che abbiamo di noi stessi circa la capacità di reagire e superare gli ostacoli e le sfide. Possiamo chiamare questa autostima? Non proprio. Siamo qui di fronte più che altro al senso di “autoefficacia”. E che differenza c’è, molti si chiederanno. Andiamo a vedere da vicino.
AUTOSTIMA E AUTOEFFICACIA
La differenza tra le due percezioni possiamo sintetizzarle in due tratti, uno quantitativo e uno qualitativo. L’autostima nasce dalla relazione primaria che abbiamo avuto con i nostri genitori e con le figure importanti della nostra infanzia. L’autostima è quanto sentiamo di essere degni d’amore, di essere amabili, appunto, a prescindere da ciò che sappiamo fare, per il semplice fatto di esistere. Qui le relazioni dei primi anni di vita giocano una ruolo importante. L’autostima non è qualcosa che si “pensa”, ma qualcosa che si “sente”. E qui abbiamo il tratto qualitativo: l’autostima è un sentire, la mente osserva ciò che il cuore ha da dire di noi. L’autoefficacia, invece è la stima che noi facciamo di quanto siamo bravi a fare una determinata cosa. L’autoefficacia nasce dalla pratica, dall’esperienza: da lì ci “diciamo” che sappiamo fare quella cosa e poi, nel tempo non dobbiamo neppure pensarlo più perché “sappiamo” che siamo in grado, è diventata un’abilità e un’abitudine.
La differenza tra le due è anche quantitativa. L’autostima indica un tratto complessivo della nostra personalità e ci fa indica quanto sentiamo di essere persone di valore e degne di essere amate dagli altri. L’autostima attiene alla globalità della nostra personalità e non a singoli ambiti. Al contrario, l’autoefficacia attiene a singole capacità. Possiamo sentirci efficaci nel gestire una pratica, nel fare una riunione, nel preparare la cena e non sentirci complessivamente di valore e amabili.
COME SI ALIMENTANO
L’autostima si alimenta lavorando sul nostro sentire, lavorando sulla capacità di amarci, di rispettarci, di innamorarci anche dei nostri difetti e debolezze, accentando che non bisogna essere perfetti o performanti per essere amati, ma autentici.
L’autoefficacia si alimenta, invece, con la pratica: più mi alleno a fare una cosa, più ne divento esperto, più mi sento sicuro e penso di saperla fare.
Il benessere psico-fisico nasce da qui. Senza autostima, tutti gli sforzi di piacere saranno inutili. Possiamo diventare bravissimi come professionisti, come manger, come genitori…ma qual vuoto, quella sensazione claudicante di incertezza di fronte all’amore dell’altro resterà. Certo, stiamo cercando ci colmare nel modo sbagliato quella nostra esigenza. Anzi, a volte le cose peggiorano addirittura: lo vediamo, per esempio, in chi si affida alla chirurgia estetica. Non saranno le labbra più gonfie a farci sentire più desiderabili, né il seno più prosperoso, né il chilogrammo in meno. Sarà lo stare bene con se stessi, amarsi per come si è, a farci amare dagli altri. Poi tutte le migliorie su performance ed estetica andranno anche bene, ma sono se fatte per noi e non perché pensiamo di non essere sufficientemente attraenti e amabili così come siamo.
Penso che sia patrimonio di tutti l’esperienza del dover essere sempre al top della forma, del dover essere sempre perfetti, del dover essere sempre utili agli altri per sentirci degni di considerazione e amore.
Queste sono le basi della nostra identità e felicità.
Affronteremo questo tema nel seminario residenziale puntosudiME.
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A presto!