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L’arte del Kintsugi: come prenderci cura delle nostre ferite

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Per chi è cresciuto all’ombra della perfezione, cercando di fare del proprio meglio per essere all’altezza delle aspettative potrà sembrare molto difficile, ma sono proprio l’imperfezione e le cicatrici del passato a renderci quello che siamo.

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La filosofia giapponese del Kintsukuroi insegna l’arte del saper riparare ciò che si rompe con materiali preziosi per renderlo ancora più unico e prezioso di prima. I maestri di questa antica arte si dedicano a ricomporre le ceramiche andate in frantumi; pezzo dopo pezzo, con pazienza, silenzio e cura l’oggetto viene ricomposto e ad esso viene donata una seconda vita. Questa non è una vita di ripiego, di serie B, ma una NUOVA vita, decisamente un pezzo unico e inimitabile, dove sono proprio le giunture impreziosite dall’oro e dall’argento a farne qualcosa di prezioso.

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© Pedro Díaz Ridao – 2 Agosto

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La cultura occidentale in cui tutti noi siamo cresciuti ci porta a pensare che solo ciò che è perfetto, integro, sia davvero degno di attenzione; al contrario, ciò che si rompe va buttato via, va eliminato. Provate a trasporre questa mentalità dagli oggetti alle persone ed ecco che la sofferenza di molti di noi prende forma. Le ferite e le cicatrici, gli errori e i fallimenti devono essere nascosti, eliminati.

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L’immagine che piace è dell’eroe che vince sempre, senza macchia, senza difetti, praticamente perfetto. A partire dalle modelle sulle passerelle, agli stereotipi più comuni, ciò a cui si tende è qualcosa senza macchia, senza pieghe, ferite o difetti.

Eppure ciò che rende prezioso il legno sono le sue venature, ciò che rende eterna una scultura è la sua resistenza al tempo, che non vuol dire senza erosione, ma con resilienza. Eppure siamo portati a nascondere le rughe, a coprire i capelli bianchi, a togliere l’imperfezione estetica, a non far vedere le nostre fragilità.

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Nella cultura giapponese una ciotola di ceramica riparata con l’arte del Kintsukuroi diventa più preziosa di prima, più bella e desiderabile, un pezzo unico, appunto.

Non solo non si nascondono le giunture, ma si esaltano impreziosendole e la ciotola diventa più resistente di quanto fosse in origine. Più affascinante della sua perfezione è la sua storia, la sua capacità di resistere, la sua tenacia.

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Quanto tempo abbiamo finora passato a voler dimenticare una ferita? Quanto a voler coprire un’imperfezione? Quanto a desiderare di essere diversi, migliori, senza sapere che migliore vuol dire prezioso per come siamo diventati e forti nel farlo vedere senza paura o pudore.

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Mario Alberto Catarozzo

Formatore, Business Coach professionista e Consulente, è specializzato nell’affiancare professionisti, manager e imprenditori nei progetti di sviluppo e riorganizzazione.
È fondatore e CEO di MYPlace Communications, società dedicata al marketing e comunicazione nel business. Nella sua carriera professionale è stato dapprima professionista, poi manager e infine imprenditore. Per questa ragione conosce molto bene le dinamiche aziendali e del mondo del business. Si è formato presso le migliori scuole di coaching internazionali conseguendo le maggiori qualifiche del settore.
Collabora con Enti, Istituzioni e Associazioni professionali e di categoria e lavora con aziende italiane e internazionali di ogni dimensione, dalle pmi alle multinazionali.
È autore di numerosi volumi dedicati agli strumenti manageriali e di crescita personale e professionale. È direttore della collana Studi Professionali di Alpha Test Editore e autore de “Il Futuro delle professioni in Italia” edito da Teleconsul editore.
Professional Certified Coach (PCC), presso la International Coach Federation (ICF).
Per sapere di più sulle attività di formazione, coaching, consulenza e marketing visita i siti:

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Per info e contatti: coach@mariocatarozzo.it.