Per chi è cresciuto all’ombra della perfezione, cercando di fare del proprio meglio per essere all’altezza delle aspettative potrà sembrare molto difficile, ma sono proprio l’imperfezione e le cicatrici del passato a renderci quello che siamo.
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La filosofia giapponese del Kintsukuroi insegna l’arte del saper riparare ciò che si rompe con materiali preziosi per renderlo ancora più unico e prezioso di prima. I maestri di questa antica arte si dedicano a ricomporre le ceramiche andate in frantumi; pezzo dopo pezzo, con pazienza, silenzio e cura l’oggetto viene ricomposto e ad esso viene donata una seconda vita. Questa non è una vita di ripiego, di serie B, ma una NUOVA vita, decisamente un pezzo unico e inimitabile, dove sono proprio le giunture impreziosite dall’oro e dall’argento a farne qualcosa di prezioso.
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La cultura occidentale in cui tutti noi siamo cresciuti ci porta a pensare che solo ciò che è perfetto, integro, sia davvero degno di attenzione; al contrario, ciò che si rompe va buttato via, va eliminato. Provate a trasporre questa mentalità dagli oggetti alle persone ed ecco che la sofferenza di molti di noi prende forma. Le ferite e le cicatrici, gli errori e i fallimenti devono essere nascosti, eliminati.
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L’immagine che piace è dell’eroe che vince sempre, senza macchia, senza difetti, praticamente perfetto. A partire dalle modelle sulle passerelle, agli stereotipi più comuni, ciò a cui si tende è qualcosa senza macchia, senza pieghe, ferite o difetti.
Eppure ciò che rende prezioso il legno sono le sue venature, ciò che rende eterna una scultura è la sua resistenza al tempo, che non vuol dire senza erosione, ma con resilienza. Eppure siamo portati a nascondere le rughe, a coprire i capelli bianchi, a togliere l’imperfezione estetica, a non far vedere le nostre fragilità.
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Nella cultura giapponese una ciotola di ceramica riparata con l’arte del Kintsukuroi diventa più preziosa di prima, più bella e desiderabile, un pezzo unico, appunto.
Non solo non si nascondono le giunture, ma si esaltano impreziosendole e la ciotola diventa più resistente di quanto fosse in origine. Più affascinante della sua perfezione è la sua storia, la sua capacità di resistere, la sua tenacia.
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Quanto tempo abbiamo finora passato a voler dimenticare una ferita? Quanto a voler coprire un’imperfezione? Quanto a desiderare di essere diversi, migliori, senza sapere che migliore vuol dire prezioso per come siamo diventati e forti nel farlo vedere senza paura o pudore.
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